Oggi 6 febbraio ricorre la Giornata Mondiale contro le Mutilazioni Genitali Femminili promossa dall’Unicef.
Nel mondo sono 125 milioni di donne ad aver subito questa pratica vergognosa che riguarda la modificazione parziale o totale degli organi genitali femminili senza giustificazioni di natura medico sanitaria.
Si tratta di un intervento non solo violento, ma anche molto pericoloso che costituisce una grave violazione dei diritti umani.
Ogni anno circa 3 milioni di donne e bambine vengono sottoposte a un simile trattamento e, a rischio, ve ne sono altre 30 milioni nei prossimi dieci anni.
Ci sono alcuni paesi in cui questa pratica è più diffusa:
In altri Stati come:
Le mutilazioni, che comportano danni estremamente gravi alla salute fisica e mentale delle donne, possono essere di 4 tipi:
“Le mutilazioni genitali femminili sono una violazione dei diritti alla salute, al benessere e all’autodeterminazione di ogni bambina” dichiara Giacomo Guerrera, Presidente di Unicef Italia.
Diverse e sfaccettate sono le motivazioni che conducono al perpetrarsi di questa barbara usanza applicata dalle comunità:
Qualcosa però sta lentamente cambiando. Oggi, in Kenya e Tanzania le ragazzine tra i 15 e i 19 anni hanno meno probabilità di subire questa violenza rispetto alle loro madri e il tasso di prevalenza del fenomeno si è dimezzato tra le adolescenti in Benin, Repubblica Centrafricana, Iraq, Liberia e Nigeria.
A giocare un ruolo fondamentale è l’istruzione, più elevato è il grado di istruzione materno e più c’è la probabilità che le figlie subiscano infibulazioni ed escissioni.
“Non bastano le norme, occorre che tutti gli attori – governi, organizzazioni non governative e comunità – promuovano un cambiamento sociale positivo attraverso programmi e politiche mirate all’eliminazione delle mutilazioni così come a tutte le altre forme di violenza contro i bambini, direttamente o indirettamente legate a norme sociali” rincara la dose il Presidente dell’Unicef Italia.
In Italia dal 9 gennaio 2006 le pratiche di mutilazione genitale femminile sono entrate a far parte del codice penale.
Per debellare definitivamente le mutilazioni genitali femminili serve però, come sempre, il contributo e l’attenzione di ciascuno di noi.
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