“Voglio avere un parto naturale”: ogni donna lo desidera pensando alla nascita del suo bambino. Arrivate in sala parto però a volte capita che la tabella stabilita dal classico partogramma non coincida con i tempi della neo mamma, il tempo passa, il travaglio diventa lungo e i medici decidono di ricorrere al parto indotto o al cesareo.
Siamo solite credere che alla fine l’intervento dei medici nel parto sia stato inevitabile e giustificato dal fatto che il bambino non sarebbe nato senza aiuto, ma una recente ricerca della University of California afferma che la seconda parte del travaglio, quella in cui bisogna spingere e spingere, dura molto di più di quanto indicano le linee guida delle tabelle.
Gli studi, condotti su un campione di 40.000 donne oltre i trent’anni, rivelano che in molti casi le donne hanno bisogno di più tempo per partorire il bimbo di quello che è effettivamente loro concesso, così il pensiero che stia passando troppo tempo e che bisogna intervenire al più presto, priva le mamme del loro sogno di partorire in modo naturale.
Il primo stadio del travaglio, dall’inizio del travaglio stesso fino alla dilatazione completa del collo dell’utero (circa 10 cm), ha due fasi:
Il secondo stadio del travaglio è invece il periodo che va dal momento della dilatazione completa del collo fino all’espulsione del feto. In media dura 2 ore nelle nullipare e l ora nelle pluripare ed è qui che poi non si ha la pazienza di aspettare, si guarda l’orologio, le tabelle di marcia e come da prassi dopo le prime due ore si può decidere di intervenire.
Nelle madri studiate nella ricerca dell’università della California i tempi erano invece più lunghi, ma non per questo il travaglio diventava pericoloso, i tempi andavano
Secondo la Dottoressa Barbara Leighton, professoressa della Washington University ,“la cosa migliore ma anche più difficile da fare durante un travaglio è non avere fretta”.
Lo stesso Emanuel Friedman, padre della “curva di Friedman” (in ospedale è il grafico del partogramma) che rappresenta le tempistiche del parto ideale, affermava che dal grafico dava una media generale di tempistiche ma che un allontanamento dai dati dalla media non giustificava per forza un intervento con cesareo.
Nonostante questo il partogramma si usa ancora, l’orologio si continua a controllare ogni minuto, e il “ci sta mettendo troppo” continua ad essere la ragione dell’intervento sul parto naturale.
Certo l’ultima parola spetta al medico, ma quello che possiamo fare noi è ascoltare il nostro corpo, fidarci di lui, non guardare l’orologio pensando ai numeri da rispettare e avere la pazienza di aspettare che il nostro bimbo nasca.
Siete d’accordo anche voi unimamme? E a voi come è andata?
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