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Categoria Salute e benessere bambini

Sexting, la nuova tendenza tra i minori: i dati sono allarmanti

Published by
Francesca Nicoletti

Si chiama sexting, dalle parole sex e texting (messaggiare), ed è la moda del momento, ahinoi!

Si tratta di una nuova tendenza nella quale ci si scambia foto o video hot. Nulla quaestio se a praticarla fossero persone adulte e consapevoli di quello che fanno, purtroppo, però, sembra che la maggior parte delle persone che lo fanno siano minorenni. Questo quanto emerge dal Moige (Movimento Italiano Genitori) grazie al progetto “Per un web sicuro”, in collaborazione con

  • TrendMicro,
  • Cisco,
  • Google Italia
  • e con la Polizia Postale e delle comunicazioni,

in seguito al quale è stato possibile apprendere che

  • il 90% dei minori ogni giorno frequenta il mondo virtuale, internet,
  • il 18%, di età compresa tra gli 11 e i 13 anni, afferma di trascorrere in rete più di 3 ore al giorno,
  • l’8%, di età inferiore ai 10 anni, trascorre più di 5 ore al pc, in rete,
  • il 58% dichiara di navigare senza la presenza dei genitori,
  • il 10%, soltanto, utilizza il personal computer per navigare nel web per studiare e fare ricerche.

Invece, per quanto riguarda i minori a cui piace praticare il sexting, i dati sono ancora più preoccupanti, infatti

  • il 60% si diverte a inviare e a ricevere foto erotiche,
  • il 27% lo fa con i relativi “fidanzatini”
  • ben il 23% ha questo scambio “di amorosi sensi” con persone del tutto sconosciute.

Il Moige mette in allarme tutte le famiglie facendo presente che il sexting potrebbe essere terreno fertile per i cyberbulli, poiché le immagini di nudo o di sesso esplicito potrebbero essere messe in circolazione nel web senza alcun controllo, compromettendo la reputazione del protagonista delle stesse scene. Ed infatti ben il 60% dei minorenni intervistati ha ammesso di aver utilizzato scatti hot per prendere in giro qualcuno.

Secondo i dati emersi da questa ricerca i minori sul web, contrariamente a quanto dicono ai genitori, non studiano ma

  • giocano,
  • chattano con sconosciuti tramite i social network,
  • scambiano foto hot,
  • e prendono in giro i coetanei.

L’intento di questo progetto, mostrato in occasione del giorno contro il cyberbullismo (Safer Internet Day), è quello di sensibilizzare oltre 40.000 persone tra

  • ragazzi frequentanti le scuole secondarie di primo grado,
  • i genitori,
  • i nonni
  • e i docenti

circa il corretto e responsabile utilizzo della rete.

Internet, purtroppo, è diventato un “luogo” di incontro, infatti

  • il 26% di coloro che hanno partecipato alla ricerca, lo utilizzano per cercare nuove amicizie,
  • il 90%  possiede un profilo facebook,
  • il 9% incontra l’amore proprio nei social network,
  • il 21% attende ansioso di potersi connettere per chattare,
  • il 24% ammette di non riuscire a stare un giorno senza poter navigare,
  • l’11% dei ragazzi dichiara di visitare siti non adatti alla loro età,
  • il 30% afferma di utilizzare raramente la propria identità quando è collegato,
  • il 28% (uno su tre) ha fatto amicizia con estranei,
  • il 14% degli intervistati ha incontrato le persone conosciute su Internet, ignorando le conseguenze,
  • il 13% ha scambiato il proprio numero di cellulare con estranei contattati tramite chat,
  • il 20% ammette di cancellare la cronologia sul computer per non farla vedere ai propri genitori.

Ma cosa fanno i genitori per tenere sotto controllo le abitudini dei propri figli? Poco, e quello che fanno, in linea di massima è fatto in modo superficiale. Questi i dati emersi dalla ricerca:

  • il 18,6% dà dei limiti di tempo,
  • il 35% non si è mai preoccupato di controllare i propri figli,
  • il 32,7% presta attenzione a come i propri figli utilizzano il web.

Questa una sintesi dell’indagine condotta. A me, da mamma, non viene altro da dire se non una sola parola: PAURA!!!

Genitori, cerchiamo di vigilare sui nostri figli e non lasciamo che navighino in rete senza la nostra presenza…potrebbe essere troppo tardi per poter tornare indietro. Mettiamo la password d’accesso e non riveliamola loro. E utilizziamo programmi di parental control.

Che ne dite? Voi unimamme eravate al corrente di tutto ciò? Cosa pensate di fare?

Francesca Nicoletti

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