Anche i papà, se adeguatamente stimolati, sono capaci di improvvisarsi blogger sopraffini.
Ne è un esempio Isac Bloom, che si è messo nei panni della figlioletta di 4 mesi alle prese con il genitore che non può fornirle direttamente il latte e che fa quel che può per “contrastarla”.
Si tratta di un esperimento che ricorda il film anni 80′: Senti chi parla in cui un bimbo di pochi mesi parlava come un adulto.
Ecco qualche estratto di questo ironico papà.
“Il mio controllo e i miei poteri si espandono di giorno in giorno, mentre le mie tattiche cominciano a pagare un tributo. Ogni giorno afferro con maggior precisione quegli anelli infernali con cui quell’uomo che non è mia madre mi schernisce dal mio edificio colorato. La mia abilità vocale potrebbe uccidere un uccellino a 30 passi di distanza. La mia rinnovata campagna di interruzione e privazione del sonno ha colpito l’uomo che non è mia madre nella sua essenza vitale. Purtroppo ne ha risentito anche mia madre. Ogni piano ha i suoi danni collaterali!“.
Bloom ha spiegato così il suo simpatico progetto: “se fossi negli strani panni di mia figlia, che cosa penserei?”.
Nella storia narrata, lui riveste il ruolo del “cattivo” a cui è stata affidata la custodia di Adeline quando la mamma è dovuta tornare al lavoro.
La piccola Adeline si esprime senza peli sulla lingua su qualsiasi cosa: dalla moda, ai giochi per bambini, passando per le letture per l’infanzia.
Nulla sfugge al suo sarcastico scrutigno. Il risultato è esilarante, leggete un po’:
“l’uomo che non è mia madre possiede il senso sartoriale di un rinoceronte daltonico, con lampi occasionali di brillante convergenza, l’equivalente visivo di un migliaio di scimmie e un migliaio di macchine da scrivere“.
Oppure sui giochi:
“intorno alla mia persona proliferano piccole congregazioni di dispositivi intelligenti e strumenti, ognuno decorato con campane, sonagli, pezzi di carta che sbatacchiano qua e là, parti di abiti di cui non si conosce l’uso o l’origine. L’uomo che non è mia madre tenta di distrarmi dalle mie attività mentre porta avanti le proprie.
La distrazione è temporanea, in termini di tempo. Sono costretta a sottomettermi all’analisi manuale di ciascun oggetto per la lunghezza del mio campo visivo e spazio disponibile.
Forse lui è più subdolo di quanto pensassi“.
E via così in una girandola di divertentissime osservazioni sul mondo e sul rapporto padri figli visti da un infante di pochi mesi.
E voi unimamme avete mai provato a mettervi nei panni dei vostri piccoli? Chissà cosa direbbero di noi… 🙂
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