Tutti i genitori desiderano che i figli possano realizzare i loro sogni e seguire le loro inclinazioni, per qualcuno però la strada può essere più difficile, come nel caso di Pier, trentatreenne autistico che si è laureato in Scienze umane e pedagogiche presso l’Università di Padova.
La storia di Piercarlo Morello è emblematica di tutti quei pregiudizi che ostacolano ancora di più il percorso delle persone che vivono la sua stessa condizione e contemporaneamente getta una luce di speranza per chi ha in famiglia un parente autistico e trepida per lui.
Morello è il primo autistico non verbale a laurearsi in Italia con una tesi intitolata “Inclusione e ben-essere sociale. Una storia di autismo per capire“, ottenuta dopo un percorso di studi cominciato, con grande determinazione, nove anni fa.
Decisamente un traguardo alquanto notevole che dovrebbe far molto riflettere chi lo considerava un “ritardato” e alle medie l’aveva confinato a “colorare pallini e quadretti” nel corridoio della scuola.
Ma come si è potuto realizzare questo sogno?
Con la caparbietà di Pier, naturalmente, con il sostegno della sua famiglia, certo, ma anche con l’aiuto di tutor e tirocinanti dell’Associazione Oikia.
Arrivare a questo punto non è stato affatto semplice tra ansie nel lasciare Pier avventurarsi sui mezzi pubblici per raggiungere l’ateneo e la costante lotta contro la burocrazia che voleva negargli l’assegno di accompagnamento vitale per le terapie e l’assistenza costante.
Pier infatti parla poco e per esprimersi usa il sistema della scrittura facilitata con cui può scrivere al computer grazie a uno stimolo esterno, un tocco al dorso di un assistente alla comunicazione.
Tutti sono consapevoli che si tratta di una meta importante, non solo dal punto di vista accademico, ma soprattutto per la crescita di Pier e il suo diritto a vivere la propria vita insieme agli altri.
Il giovanotto al momento lavora part time nella scuola del paese in cui vive e ora immagina il futuro, forse come ricercatore nella formazione degli insegnanti di sostegno.
Noi gli auguriamo un grande in bocca al lupo!
E a voi unimamme è piaciuta questa storia?