Come forse sapranno già molte di voi, diventare genitori è un processo lungo, che va coltivato di giorno in giorno.
Non si può dire che sia un cammino facile e nemmeno dare per scontato, nonostante tutti i bei racconti che ci propinano media e parenti prima della nascita del nostro piccolo, che si verifichi un colpo di fulmine istantaneo per il neonato che è diventato parte della nostra vita.
Mille motivazioni diverse, tutte personalissime e degne di rispetto, possono indurre un genitore a non sentire subito un feeling speciale con il figlio.
Non c’è nulla né di mostruoso, né di cui vergognarsi come ci dimostra la storia del fotografo Philip Toledano.
Stimato artista che nel suo curriculum ha una sfilza di servizi e soggetti di un certo spessore, dopo aver sondato il delicato rapporto col padre morente in Days With My Father del 2010, Toledano è diventato padre egli stesso.
Senza averlo particolarmente desiderato, né pianificato Philip ha ammesso di aver trovato molto difficile tentare di stabilire un legame con la piccola Loulou, sua figlia.
“Non mi piaceva, non riuscivo a stabilire una connessione, solo che il mondo non si aspetta che tu dica una cosa simile. Come la maggior parte dei grandi eventi della vita è come se ci fosse uno script già preconfezionato, ma io non sentivo di corrispondervi” dichiara il fotografo.
Affrontare la nuova paternità, elaborare il lutto per la morte del genitore e il cambiamento nel rapporto con la compagna facevano sentire Toledano come se stesse diventando un fantasma.
Così Toledano ha deciso di esternare le proprie preoccupazioni in un blog, che si è poi trasformato in un libro: The Reluctant Father, in cui esplora la complessa e nascente relazione con la figlia; dai primi incerti approcci, passando per il muro di incomunicabilità con un bebè (“che tipo di conversazione puoi avere con un’ ameba?), per finire con l’ammissione di un disarmante amore nei confronti della bimba.
In molti gli hanno scritto ritrovandosi nella sua esperienza, ad ogni modo il successo del suo ultimo libro l’ha indotto a riflettere sul rapporto tra artisti e creatività, su come spesso si cerchino i temi più oscuri e strani di cui parlare, quando infine sono gli argomenti più personali e comuni: bambini, anziani, animali che colgono nel segno e colpiscono il cuore della gente.
E voi care unimamme come avete vissuto inizialmente la vostra genitorialità?
E i vostri compagni? Si sono trovati spaesati come Philip?
Diteci la vostra!