A volte sembra che il mondo e la gente che lo compongono stiano diventando progressivamente più intolleranti verso il prossimo.
Pieni di rabbia, frustrazione e risentimento indirizziamo male parole verso lo sconosciuto nel traffico, chi svolge l’ingrato lavoro di chiamarci al telefono, ecc.. E va a finire che nel cesto della nostro universale fastidio finiscano anche i bambini.
In un’educata lettera pubblicata sull’Huffingtonpost un papà, ha espresso solidarietà e comprensione nei confronti della sorella e della sua famiglia, dopo che questi ultimi erano stati oggetto di insulti racchiusi in un messaggio lasciato sotto la porta della stanza dell’albergo dove avevano soggiornato.
Motivo del durissimo attacco nei loro confronti?
Il figlio che durante la notte non aveva lasciato dormire il vicino di stanza con il suo piano.
Innanzitutto chi ha scritto l’anonima e vigliacca missiva deve essersi dimenticato cosa significhi essere genitore e trascorrere la notte a tentare di capire come fare a tranquillizzare un neonato urlante.
Sputare sentenze senza aver chiara la situazione non è mai encomiabile, soprattutto se si tratta della vita degli altri e tutto quel che si sa lo si è appreso attraverso la sottile parete di una stanza di albergo.
L’inquilino della stanza accanto ad esempio non sa che la famigliola si trovava lì per accompagnare il papà del piccolo a un convegno di medicina, essendo lui un neurochirurgo che spesso si trova, a causa del suo lavoro, a sottrarre tempo alla famiglia per dedicarlo ad aiutare il prossimo.
Una persona che oltretutto spende la propria esistenza a salvare le vite altrui non dovrebbe essere attaccata perché per una volta vuole avere la propria famiglia con sé.
Nè la consorte di questo medico dovrebbe essere accusata di niente se, in questa occasione, lei che ha una laurea in legge e ha scelto di stare a casa per dedicarsi al figlio, decide di concedersi una vacanza lontana dalla solita routine.
Di certo non era sua intenzione rovinare la vacanza a chicchessia e comunque avere un piccolo che strilla sull’aereo o in hotel tra gli sguardi riprovevoli dei vicini non è un’esperienza che le sia risultata particolarmente simpatica.
Inoltre, solo chi è veramente egocentrico pensa di non aver mai creato qualche inconveniente agli altri con la sua presenza quando era a sua volta bambino o quando era lui ad avere figli piccoli.
Succede di continuo e si tratta di adattarsi, perché questo significa stare al mondo.
Farsi una risata o essere di sostegno a chi è in difficoltà è comunque un atteggiamento migliore che quello di criticare indiscriminatamente senza sapere nulla.
Infine lasciare un biglietto anonimo accusando dei genitori di essere individui terribili perché il loro bimbo ha rovinato la nottata a qualcuno è solo un atto di cattiveria gratuita e un gesto da vigliacchi.
Per fortuna non si incontrano solo persone intolleranti e meschine, e a voi unimamme è mai capitato di essere protagoniste di una vicenda simile?
Qualcuno vi ha accusato di essere persone orribili a causa dei vostri figli?
Forse dovremmo semplicemente imparare ad essere più gentili gli uni con gli altri.