Il wi-fi è sicuramente una possibilità tecnologica molto utile: permette di essere sempre connessi e, volendo, di lavorare anche all’aria aperta, basta avere un portatile. Certo, come in tutte le cose “non è solo oro quel che luccica”, come dicono gli attivisti di Amica, l’Associazione Malattie da Intossicazione Cronica e/o Ambientale, che da circa 10 anni si batte per l’abbassamento dei limiti di esposizione da campi elettromagnetici.
E’ cosa nota ad esempio che l’esposizione prolungata al telefono cellulare può causare problemi seri alla salute, per colpa appunto delle onde elettromagnetiche, ma anche il wi-fi non è sicuro: è vero che vengono rispettati i limiti di legge, ma biologicamente parlando, le cellule possono avere dei danni anche con valori 10 volte sotto questi limiti. Ecco perché fa discutere la volontà di istallare il wi-fi già alla scuola primaria: a Civitanova Marche per esempio, l’assessore alla pubblica istruzione ha preferito togliere il sistema senza fili sostituendolo con il cablaggio.
Eppure le scuole che hanno presentato progetti per ottenere il wi-fi sono state 2.074 in tutta Italia e 1.554 sono i progetti ammessi dal Ministero dell’Istruzione.
Per il 2013 e il 2014 il Miur ha anche stanziato 15 milioni di euro per il wi-fi tra i banchi, anche se la somma non è sufficiente e si è esortato al ricorso di finanziamenti privati.
Amica si sta battendo affinché ai più giovani non accada ciò che è successo a diverse persone che hanno contattato l’Associazione: dopo l’esposizione al wi-fi sul loro posto di lavoro, infatti, hanno cominciato a lamentare disturbi del sonno, mal di testa, confusione. Insomma, un peggioramento della qualità di vita che non deve accadere ai nostri piccoli.
Se poi andiamo a vedere gli altri paesi la situazione dovrebbe far riflettere:
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