Eccoci nuovamente a parlare di autismo e dell’importanza di una diagnosi precoce.
Questa volta vi proponiamo i risultati di un recente studio della University of California, pubblicato on line sul Journal of American Academy of Child and Adolescent Psychiatry.
Gli scopi di questa ricerca sono stati quelli di capire:
Il metodo è consistito in:
L’esito all’ultima visita ha dato come risultato:
I risutati di questa ricerca hanno condotto i medici a sostenere che quasi la metà dei fratelli minori di bambini affetti da autismo, hanno probabilità maggiori di manifestare comportamenti atipici durante lo sviluppo.
Di questo 50% i comportamenti atipici potrebbero indicare:
Tale distinzione riportata a 36 mesi, non era non era distinguibile a 6 mesi, mentre lo era già a 12.
Quindi intorno ai 12 mesi è il momento in cui i primi sintomi sono osservabili.
Ed infine per soddisfare il terzo scopo, gli ambiti interessati sono stati:
questi ultimi due maggiormente.
Il suggerimento derivante da questa ricerca è quindi rivolto ai genitori e ai medici. Sono loro infatti che dovrebbero essere particolarmente vigili nel riconoscere intorno all’anno di età questi sintomi con i fratellini di bambini colpiti da autismo, al fine di garantire un pronto intervento.
Sally Ozonoff, studioso di scienze comportamentali della UC Davis MIND Istitute, a proposito di questo studio ha affermato :
“Avere un bambino in famiglia con disturbo dello spettro autistico significa che i successivi bambini nati in quella famiglia dovrebbero essere regolarmente sottoposti dai loro pediatri a screening per individuare eventuali problemi di sviluppo e comportamentali. Questa ricerca dovrebbe dare ai genitori e ai medici la speranza che i sintomi clinici di sviluppo atipico possono essere individuati prima, in modo che si possa, forse, ridurre alcune delle difficoltà che queste famiglie devono spesso affrontare intervenendo precedentemente”
e ancora
“Una buona pratica clinica suggerisce che quando i bambini mostrani sintomi di sviluppo atipico possono a loro e alle loro famiglie dovrebbe essere fornita la corretta informazione circa le difficoltà dei bambini, report clinici se pratici e riferimenti sui fornitori di servizi locali.”
aggiungendo infine che
” Gli approcci di intervento devono essere scelti sulla base del profilo di ogni bambino in termini di punti di forza e di debolezza e secondo gli obiettivi e le priorità di ogni famiglia . ”
E voi unigenitori, cosa ne pensate di questa ricerca? Vivete una quotidianità legata a tali difficoltà, ne volete parlare con noi?
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