Un ragazzino di soli 14 anni che ha già superato il trauma dell’abbandono da parte dei genitori naturali, si ritrova, di nuovo, a dover affrontare un momento difficile poiché i suoi genitori adottivi, che non brillano certo di intelligenza, lo riportano in orfanotrofio, nello specifico nella casa-famiglia, “giustificando” questa loro aberrante scelta dicendo che il ragazzo è gay e pertanto vittima di atti di bullismo e loro non se la sentono ad affrontarli!!!
Aiuto!!! Ma che gente è? E meno male che la nostra disciplina in fatto di adozioni e affido è davvero rigida, infatti trascorrono anni nei quali i probabili genitori adottivi vengono “testati”, interrogati, analizzati, studiati da psicologi, assistenti sociali e numerosi specialisti per poi dar loro il giudizio di idoneità o meno. Ma chi ha considerato questi due genitori, se così possiamo definirli, idonei? Forse Topolino?
Conosciamo nel dettaglio la storia di questo ragazzino che Marida Lombardo Pijola, la giornalista de ilMessaggero.it che ha portato alla luce questo vergognoso avvenimento, chiama Luca, un nome di fantasia.
Luca, un bimbo dolce, timido e carino, dopo una vita ardua e piena di peripezie, viene adottato da due “brave persone” che lo desiderano ardentemente per riempire la loro vita vuota.
Luca inizia a vivere, finalmente una vita degna di questo nome, una nuova casa, una nuova famiglia, una nuova scuola e poi, d’un tratto, diviene oggetto di scherno da parte dei suoi coetanei per le sue movenze gentili e un pò effeminate, diventa un vero soggetto vittima di bullismo che non riesce ad esternare ai suoi genitori il suo malessere. Diventa così scorbutico e insofferente verso coloro che lo hanno desiderato come figlio in cerca del loro aiuto e loro, per tutta risposta, lo riportano alla casa famiglia da dove lo avevano tolto per regalargli nuove speranze dicendo “Ci crea troppi problemi, non riusciamo a gestirlo, a scuola i compagni non lo accettano, tutti ci dicono ma chi ve lo fa fare?”.
La giornalista Marida Lombardo Pijola chiude il suo articolo con una serie di auguri che vogliamo condividere e fare nostri “E adesso io sogno, caro Luca, che nella solitudine della tua non-casa non-famiglia qualcuno ti aiuti a governare il tuo incommensurabile dolore. Sogno cose talmente semplici e banali, caro Luca, che quasi mi vergogno a dire ‘sogno’. Sogno nient’altro che diritti, nient’altro che amore. Sogno dei genitori capaci di accoglierti, di amarti, di proteggerti, di aiutarti a crescere, a riconoscere e accettare ogni singola e comunque splendida sfumatura della tua personalità. Sogno due genitori che siano genitori, tutto qui”.
“E sogno che l’omofobia un bel giorno smetta di cadere come una mannaia sulla serenità delle persone, e che nulla del genere possa accadere più a nessun bambino, a nessun giovane, a nessun adulto, mai. Sogno che il mondo non sia questo, che sia molto diverso da così. Sogno che tu, mio caro Luca, sia stato solo molto, molto sfortunato. E che il destino possa risarcirti. E che tu riesca a dimenticare e a perdonare. E che tu possa affrancarti dal tuo fumetto con dentro un urlo muto, “non abbandonatemi”.
Coraggio Luca, esistono anche persone intelligenti capaci di amare senza chiedere niente in cambio. Non sei tu quello sbagliato, assolutamente no! Auguri!
E voi, care unimamme, cosa ne pensate di questa storia assurda?