Da sempre i genitori che aiutano i propri figli nello studio vengono redarguiti dai docenti e anche dagli specialisti poiché questo può arrecare danno loro, oggi, dopo uno studio condotto da Keith Robinson, professore di sociologia presso l’Università del Texas ad Austin e Angel L. Harris, professore di sociologia presso la Duke, su un campione di studenti che usufruiscono dell’aiuto dei genitori nello svolgimento dei propri compiti, questa tesi viene avvalorata. Vediamo come mai sostengono ciò i due ricercatori.
I due professori hanno testato 63 ragazzi seguiti in modo assiduo dai genitori anche durante la vita scolastica attraverso il volontariato presso le scuole, oppure fungendo da referente per gli altri genitori (il nostro rappresentante di classe) e cioè quei ragazzi che sentono sul proprio collo il fiato dei genitori.
Secondo i professori Robinson e Harris tutto questo controllo sui ragazzi, una volta che si passa dalla scuola elementare alla scuola media, produce effetti negativi sul loro rendimento scolastico e questo perché i ragazzi non essendo abituati a studiare da soli si ritrovano, loro malgrado, in una situazione nuova e difficile da gestire.
Ma perché i genitori mollano la presa?
Presto detto, perché ciò che si studia alle scuole medie è più complicato di quello che, invece, si studiava alle elementari e probabilmente molti di loro non hanno le conoscenze necessarie per poter continuare nella loro “missione”.
Inoltre, secondo alcuni studiosi i bambini poveri vanno male a scuola rispetto a quelli più benestanti e questo perché i genitori non si preoccupano di seguire il loro andamento scolastico, è vero esattamente il contrario, proprio come evidenziato in un recente studio dell’OCSE, in seguito al quale si è evidenziato che erano proprio i più poveri ad ottenere risultati scolastici migliori.
L’unico vantaggio che possono avere i bambini più benestanti riguarda il contesto in cui i genitori li iscrivono a scuola che sarà sicuramente più ricco di vantaggi e che offrirà sicuramente più prospettive lavorativamente parlando.
Ma sempre Robinson e Harris hanno scoperto che molte famiglie non molto abbienti fanno di tutto per cercare scuole di eccellenza per il futuro dei loro figli e, viceversa, molti altri con uno status medio-alto si accontentano della scuola dietro l’angolo a prescindere se sia una buona scuola o meno.
E allora forse è il caso di sfatare tutti i falsi miti e dire che ogni situazione è da considerare a sé.
L’unica certezza che forse può essere valida per tutti è che i bimbi, fin dalle scuole elementari, devono studiare da soli, magari con l’aiuto dei genitori ma senza pressioni e angosce.
I compiti non dobbiamo farli o correggerli noi genitori, non è nostra competenza. Lo faranno gli insegnanti.
E voi, care unimamme, cosa ne pensate a tal proposito? Credete sia giusto o meno “suggerire” come fare i compiti?
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