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Categoria Salute e benessere bambini

Autismo: nel lavoro può diventare una risorsa preziosa

Published by
Maria Sole Bosaia

Cari unigenitori, avete mai pensato all‘autismo come a una risorsa?

Solitamente siamo abituati a considerarlo una sindrome che causa notevoli difficoltà a chi ne è affetto e alla sua famiglia, per non parlare del lavoro.

In America ad esempio l’1% della popolazione ha questo disturbo, ovvero circa 3 milioni di persone.

Nonostante i giovani autistici desiderino un lavoro,  e magari abbiano anche studiato e siano molto qualificati, è veramente difficile per loro trovarne uno adatto. Secondo le statistiche:

  • dei ragazzi tra i 21 e 25 anni affetti da autismo solo la metà ha avuto un lavoro retribuito fuori casa

In questa realtà è molto positivo che un’azienda tedesca produttrice di software come SAP, con sedi in India, Irlanda e Nord America, stia aprende le sue porte a impiegati con questo tipo di problema.

Non si tratta però di un’iniziativa caritatevole ma dell’esplicito desiderio di assumere persone con un certo profilo perché capaci, meglio di altre, di svolgere determinati compiti.

Persone con la sindrome dell’autismo tendono a dare grande rilevanza ai dettagli e questo li rende candidati ideali come software tester o debugger, come sottolinea il promotore di questa iniziativa José Velasco, che ha due figli in questa condizione.

Inoltre queste persone portano con sé una prospettiva diversa, che può contribuire a migliorarne l’efficienza e la creatività.

Alla SAP i dipendenti affetti da autismo identificano appunto problemi relativi ai software e nel settore customer service assegnando le query ai membri del team per la soluzione dei problemi.

Per fortuna, in America SAP non è l’unica ad offrire lavoro a queste persone, anche Freddie Mac, un’azienda leader nel settore creditizio ipotecario, ha offerto stage alle persone autistiche nel settore finanza, informatica e ricerca.

Per migiliorare ancora il suo screening sui candidati, SAP sta lavorando con una società danese di consulenze sull’autismo per trovare i membri più idonei da sottoporre a colloquio.

Un esempio riuscito è quello di Patrick Brophy, che ha la sindrome di Sperger e che ha cercato a lungo un impiego full time senza trovarlo nonostante una laurea in sistemistica di software e un successivo master.

Arrivato finalmente a SAP ha trovato il suo ambiente ideale. “Nelle 4 settimane prime di arrivare a SAP ero molto nervoso, non sapevo se mi sarei adattato al nuovo ambiente, ma dopo un mese era come una seconda casa” ha riferito Brophy.

Le difficoltà di interazione sociale e di adattamento al nuovo ambiente di lavoro vengono gestire da un tutor che a volte modifica il programma per andare incontro ai nuovi dipendenti.

SAP spera, entro il 2020, di avere 650 impiegati affetti da autismo.

Cari unigenitori cosa ne pensate di questa iniziativa? Pensate anche voi che le persone affette da autismo abbiano un gran potenziale in attesa di essere “utilizzato”?

Dite la vostra se vi va.

 

Maria Sole Bosaia

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