Lo abbiamo visto in un recente studio: i figli sono anche caratterialmente influenzati dal fatto che i genitori non si comportano in ugual modo con ognuno di loro.
Vediamo come influisce una “naturale predilezione” sulla relazione genitori/figli.
“Considero i miei figli allo stesso modo“, quante volte abbiamo ascoltato questa diplomatica posizione da parte di una mamma o un papà solleticati nell’ammettere un debole per uno dei propri figli.
Due docenti dell’Università di Nantes, Catherine Sellenet (prof. di Psicologia e Sociologia) e Claudine Paque (prof. di Letteratura), spiegano nel libro “L’enfant préféré, chance ou fardeau ?” –” Il figlio preferito , fortuna o fardello ? ” questa dinamica:
Per rispondere a questi interrogativi, le due docenti hanno condotto un test interrogando 55 genitori.
Inizialmente nessuno dei genitori ha ammesso di avere una predilezione per un figlio, incredibilmente però, alla fine del test ben 80% di loro lo ha riconosciuto.
I genitori tendono a preferire il figlio che gli somiglia di più sia per carattere che per tratti somatici. In un certo senso, se consideriamo un profonda dinamica inconscia: il bambino che ci somiglia di più rispecchia il nostro sogno di immortalità. Si tratterebbe quindi di un riflesso narcisistico.
Oggi spesso i genitori sono inconsapevoli di questa predilezione, a meno che non si tratti di un figlio colpito da handicap o malattia, e questo perché è l’unico motivo di predilezione socialmente accettato.
Nonostante tutti gli sforzi però, i nomignoli o i soprannomi (la mia principessa, il mio piccolino), insieme ai racconti estasiati tradiscono la volontà dei genitori di non discriminare nessuno dei propri figli.
Ma non è sempre stato così. Storicamente la predilezione era riconosciuta anche nella società. Al primogenito per esempio era l’erede universale dei beni della famiglia, e questo lo poneva in evidente privilegio rispetto ai fratelli.
Ma torniamo alla domanda che si pongono le due docenti francesi: essere il figlio prediletto è una fortuna o un fardello?
Preferire un figlio, proprio come discriminarlo, non equivale necessariamente a fargli un favore. Certo questo influisce anche sugli aspetti caratteriali dei figli:
Questo libro che scandaglia anche questo tabù con argomentazioni di carattere storico, psicologico, sociologico, sta riscuotendo tanto successo in Francia.
Le autrici alla fine rispondono dopo accurati excursus alla domanda posta dal titolo sostenendo che:
“Negare la preferenza non fa che danneggiare la relazione ed accettarla potrebbe aiutare a ridurre eventuali problemi sia degli eletti che dei fratelli, scaturiti da questo“.
Voi unimamme che ne pensate? Avete un figlio prediletto, e se lo riconoscete riuscite ad ammetterlo?
Noi vi lasciamo con uno studio sui conflitti tra i fratelli.
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