Perché sembra così strano sentire un pianto di un bambino?
Possibile che tutti dimentichino la propria infanzia?
E perché siamo così severi nei confronti degli altri genitori?
Proviamo a capire meglio questo problema grazie alla testimonianza di un papà.
Lui si chiama Matt Walsh, è papà di una coppia di gemelli, ed è un conduttore radiofonico, che ha raccontato cosa gli è accaduto su Goodmenproject.
Matt era al supermercato quando è stato riconosciuto e salutato da un suo fan.
Qualche minuto dopo si è trovato in una situazione curiosa: una madre con due bambini e un carrello pieno di spesa faticava a tenere calmo uno dei figli che piangeva disperato per qualcosa. Forse una scatola di cereali.
Vicino a loro anche il fan di Matt. Quest’ultimo, forse cercando complicità, ha detto ad alta voce in modo che fosse sentito anche dalla madre in difficoltà: “alcune persone devono davvero imparare a controllare i loro c***o di figli“.
Matt Walsh ovviamente ha risposto con severità all’uomo, dicendo: “Alcune persone devono davvero imparare a chiudere la bocca, controllare il linguaggio e farsi gli affari loro“.
Purtroppo non sempre succede questo, anzi spesso i genitori in difficoltà vengono stigmatizzati e considerati degli incapaci.
Spesso chi muove queste accuse non ha figli. In questo caso si può parlare di scarsa comprensione della situazione: forse per loro è impossibile rendersi conto che i bambini non possono stare in una campana di vetro e che il modo di esternare un problema spesso è più rumoroso (molto più rumoroso) di quello di un adulto.
A volte però anche i genitori criticano ferocemente le madri e i padri che si trovano in questa situazione. È il caso di quegli anziani che molto spesso si lamentano dimenticando le loro esperienze passate, come se negli anni cinquanta i bambini semplicemente non piangessero mai, nemmeno quando mangiavano fuori casa e non volevano il cibo che era nel loro piatto.
Essere genitori oggi presenta difficoltà nuove, questo le nostre unimamme lo sanno bene, e sembrano assurde quelle critiche generiche e decontestualizzate come “ai miei tempi i miei figli non erano così attaccati alla tecnologia“.
Peccato che al tempo non esistesse.
Quindi pazienza, verso i figli soprattutto, ma anche verso tutte quelle persone che non si sono imbarcate in questa splendida avventura che è crescere un figlio.
E voi unimamme, che ne pensate?
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