Dopo la vittoria in tribunale della coppia italiana ricorsa alla fecondazione eterologa per avere un figlio, nel nostro paese è scattato il dibattito riguardante tale pratica, avversa agli ambienti cattolici, ma sostenuta a gran voce da chi desidera diventare genitore e non ha altri mezzi per farlo.
Fino a questo momento, dopo l’approvazione della Legge 40, una decina di anni fa, chi era sterile non poteva ricorrere a un donatore esterno per costruire la propria famiglia ed era costretto, potendoselo permettere, a rivolgersi all’estero.
Molti nostri connazionali quindi hanno preso la strada della “clandestinità”, millantando misteriosi viaggi e magari rivolgendosi a dubbie cliniche.
Ora però che questa legge è stata via via smantellata pezzo per pezzo e soprattutto dichiarata illegittima, si torna a parlare di tutela degli interessi del nascituro, supposto “motivo” per il quale era stata istituita.
Famiglia Cristiana, da parte sua, ha subito gridato allo scandalo:
“questo divieto determinava una serie di garanzie soprattutto per il nascituro, a tutela della chiara identità dei genitori, con le relative responsabilità. Questa sentenza, in particolare, ignora il diritto del neonato, che è il soggetto più debole e indifeso, ad avere un padre e una madre riconoscibili e riconosciuti“.
Messa in questi termini pare che la questione ruoti intorni al primato della famiglia biologica, dimenticando però che che famiglie con un figlio adottivo sono comunque tali senza bisogno di legami genetici e nessuno si sognerebbe mai di sconfessarlo.
Davanti al problema della sterilità qualcuno ha suggerito la carta dell’adozione. Dopotutto nel mondo sono tantissimi i bambini che avrebbero bisogno di una mamma e un papà, quindi perchè no?
Innanzitutto questa è scelta che va maturata profondamente e non può essere imposta come l’unica alternativa possibile. Inoltre, chi ha amici, familiari o conoscenti che hanno intrapreso questa strada, sa che si tratta di un percorso lungo, difficile e che richiede anni.
Non tutti quindi se la sentono di affrontare una prova simile.
Ora però tocca allo Stato, nuovamente, affrontare la questione e decidere in merito su temi delicati come dell’eventuale diritto del neonato a conoscere a conoscere la verità sul suo concepimento o sulla propria ascendenza biologica.
La disputa si presenta molto accesa e mentre le leggi, come spesso accade, arrancano dietro alla realtà, per molti italiani il sogno di diventare genitori pare essere più vicino.
E voi unimamme cosa pensate in merito alla fecondazione eterologa?
E della diagnosi pre-impianto? Pensate sia giusto garantirla anche alle coppie sterili ma portatrici di malattie trasmissibili geneticamente?
Parliamone, se vi va!
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