Si dice che la vita cominci a 40 anni ma sicuramente prima dell’inizio di quella che si definisce seconda giovinezza i quarantenni vivono un momento di difficoltà, una vera e propria crisi esistenziale, nella quale ci si ritrova a tirare le somme di quanto fatto fino a quel momento.
Secondo uno studio effettuato nella facoltà di psicologia sociale dell’università di Melbourne, in Australia, in collaborazione con gli specialisti della London School of Economics and Political Science dell’università di Warwick (Gran Bretagna), poi pubblicato dall’IZA (Institut zur Zukunft der Arbeit), l’ente tedesco degli studi sul lavoro, la felicità nell’uomo segue un percorso a U
- a 20 anni è al massimo, poi scende
- toccando il suo minimo proprio a 40, e poi
- risale negli anni seguenti
per raggiungere una linea positiva più o meno standard per il resto della vita.
Gli studiosi hanno esaminato molte persone di nazionalità australiana, britannica e tedesca sottoponendoli a questionari atti a testare il loro livello di soddisfazione personale e di felicità provata in diversi step della loro vita, 35, 45, 55 anni e via dicendo. Questo studio, poi, incrociava anche altri dati riguardanti i soggetti presi in considerazione e nello specifico:
- lo status sociale,
- il titolo di studio,
- il tipo di lavoro,
- lo stipendio percepito,
- le condizioni familiari,
- la salute.
Il risultato di questo studio ha messo in evidenza che la crisi di mezza età, solitamente associata al raggiungimento dei 50 anni in realtà la si vive, invece, intorno ai 40-42 anni.
Chiaramente non è una regola erga omnes, ovvero valida per tutti, pochè la crisi esistenziale può variare da persona a persona e a seconda delle scelte di vita fatte. Sembra, però, che le persone “vittime” di questo momento difficile possano rientrare in determinate categorie, e cioè
- le famiglie che si trovano a 40 anni alle prese con figli adolescenti, o
- le famiglie che intorno ai 40 anni non hanno avuto figli, loro malgrado
- le coppie che sono insieme da molti anni e che sono, ormai, privi di entusiasmo,
- coloro che vivono un’esperienza professionale non soddisfacente,
- coloro che hanno iniziato a lavorare prima dei 30.
Ma c’è un’età approssimativa a cui si può associare il concetto di “mezza età”? In realtà no, considerando che spesso tale età subisce uno spostamento. Per esempio
- un paio di anni fa l’Economist sosteneva che l’uomo raggiungeva il clou della felicità a 46 anni
- uno studio inglese, poi, affermava che si raggiungesse la mezza età a 55 anni,
- qualche tempo prima in America, invece, era “localizzata” intorno ai 35 anni,
- nel 2012 uno studio inglese certificava che a 45 anni il cervello iniziava il suo declino cognitivo,
e via discorrendo.
E voi, care unimamme, cosa ne pensate? Per quanto mi riguarda per me è stato davvero difficile accettare di aver raggiunto gli “anta”…è stato solo un paio di anni fa mi faceva davvero “strano” dover dire quaranta…adesso, invece, non ha più importanza e poi mi sento ancora giovincella. Magra consolazione? Ma no, come dicevo all’inizio la vita comincia a 40 anni…io ho fatto mio questo adagio. E voi?