“Peekaboo!” o “Bu… Bu… Settete!” nella nostra lingua è un gioco talmente semplice che è impossibile da dimenticare. Ogni genitore lo fa col proprio figlio e ogni bambino sembra apprezzarlo e tra i tanti giochi che conosciamo questo sembra essere uno dei preferiti.
Mani sul volto… un attimo di attesa e… “Bu… Bu… Settete!”. Ovviamente nessun bambino potrà evitare di ripetere il gesto. Eccolo subito dopo a nascondersi tra le mani, a ripetere i suoni e a ridere divertito. Eppure, finora, nessuno era riuscito a fornire una spiegazione a questa fortissima passione.
Qualcuno aveva ipotizzato inizialmente che i bambini provassero la sensazione di essere invisibili e che questo fosse il motivo del loro divertimento. Purtroppo la verifica sperimentale non aveva dato esiti positivi lasciando il dubbio.
Oggi però i ricercatori Gerrod Parrott and Henry Gleitman hanno condotto un nuovo studio e sono riusciti a cogliere il senso di questo gioco.
Pubblicato su Cognition & Emotion il loro lavoro spiega come il divertimento venga generato dalla soddisfazione delle aspettative del bambino. Il gioco è amato da tutte le culture perché ha le sue radici in un processo molto semplice: le aspettative e la sorpresa.
Dai sei mesi in poi un bambino sviluppa la capacità di immaginare dove si troveranno degli oggetti che al momento non riesce a vedere. È il caso del viso del genitore che quando ricompare nel posto atteso genera soddisfazione e sorriso.
Col crescere dell’età i ricercatori hanno visto come l’elemento sorpresa sia l’evento che genera maggiore reazione. Nell’esperimento questo è stato studiato sostituendo l’adulto con un altro quando il bambino non vede. Mentre per i più piccoli le due situazioni portano entrambe a una risata, più l’età sale più si evidenzia la preferenza verso la situazione meno attesa. Questo perché il bambino impara qual è l’evento standard e trovare lo stesso volto è un risultato sempre più scontato.
Ed ora, è giunto il momento per le unimamme di giocare ancora… “Bu… Bu… Settete!”
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