L’adolescenza è un periodo difficile, nessuno lo mette in dubbio. Ultimamente però sembra essere diventata ancora più difficile. Si moltiplicano infatti le notizie di suicidi di adolescenti che non riescono a sopportare il peso di un’età piena di scoperte, ma anche piena di complicazioni e dolore.
Oltre alle responsabilità sociali dei suicidi, di cui abbiamo parlato, esiste anche un tessuto familiare di protezione che sta via via venendo a mancare.
Maurizio Pompili, direttore del Servizio per la prevenzione del suicidio, spiega quali possono essere le complicazioni di un’età così difficile. “Non è un caso che sono in aumento nel nostro centro le segnalazioni di ragazzi che hanno manifestato intenzioni suicide o hanno alle spalle tentativi di suicidio. Ebbene, è importante dire che in questi casi si può fare molto. […] all’origine di questi gesti non c’è mai solo un cuore spezzato, ma piuttosto una vulnerabilità consolidata.”
Tutto sembra indicare che il mito del “tempo di qualità” sia in realtà un falso. I giovani hanno bisogno di trascorrere tempo in famiglia di sentirsi uniti e protetti dagli adulti.
La questione non è sulle spalle dei genitori separati, anzi, a volte la separazione porta alla luce dei problemi all’interno delle famiglie, spinge il dialogo verso qualcosa di costruttivo, quantomeno un confronto.
Il punto è che molto spesso il contesto che circonda gli adolescenti di oggi è composto da solitudine, disgregazione.
Ognuno per sé.
Questo non fornisce il supporto adeguato alle loro mancanze emotive. Non riesce a supportare il ragazzo nei momenti in cui deve affrontare un normale fallimento o un comune rifiuto.
“non mancano esempi di tentativi di suicidio a 13 e addirittura a 10 anni” racconta l’esperto.
A volte un no può essere devastante, ma conduce a un gesto estremo come quello del suicidio solo se l’adolescente si sente solo, abbandonato a se stesso e in questo la famiglia deve fare da rete protettiva ed essere presente.
L’educazione di un genitore non serve solo a fornire le regole di convivenza sociale, ma anche a supportare i figli con dei metodi di gestione emotiva. La capacità di saper affrontare le delusioni e i dolori.
Inoltre secondo i dati in Italia per ogni vittima di suicidio si stimano 10 tentativi di suicidi. Occorre sapere cogliere i segnali: “Un gesto come quello di chi tenta di uccidersi non arriva di solito del tutto inatteso. Ci sono segnali importanti, da non sottovalutare mai: oltre all’abuso di sostanze, anche i cambiamenti nel sonno, nell’appetito e nel comportamento sono da tenere d’occhio. Ma anche crisi di rabbia e disperazione, un umore altalenante con guizzi improvvisi, una chiusura repentina” spiega Pompili. Non bisogna mai ignorare minacce o sottovalutare annunci di morte.
Uno spunto di riflessione importante che speriamo unimamme faccia venire voglia a ognuno di noi di passare più tempo con i propri cari.
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