Spesso ci lamentiamo che noi italiani tendiamo a farci fin troppo facilmente “colonizzare” dalle mode e dal lessico straniero.
Le ultime parole inserite nel vocabolario Devoto Oli, edizione 2014, sembrano cementare ancor di più questa convinzione.
Tra le ultime aggiunte, che entrano quindi in via ufficiale nella nostra quotidianità e che potranno essere usate senza timore dai nostri bimbi nei temi, spiccano:
- skinny ovvero esile, longilineo, spesso riferito ai jeans
- spending review: revisione della spesa pubblica
- spread: differenziale di cambio, termine di natura economica
- micromarketing: marketing sul punto vendita per incrementare il prodotto
- fiscal compact: patto di bilancio europeo
- geotag: operazione che si riferisce all’aggiunta di metadata e informazioni multimediali a elementi come foto e video
- qubit: bit quantistico
- Phablet: dispositivo che unisce smatphone e tablet
- hacktivist: attivista hacker
- fracking: fratturazione idraulica in uno strato roccioso,
la discussione circa l’annessione di nuovi lemmi risale a tempi antichi. Leopardi, per esempio, esigeva che i neologismi fossero:
- giudiziosi
- convenienti.
In realtà stimare la convenienza di un determinato termine in tempi brevi, non è mai stato facile e non lo è tuttora data la mole crescente di neologismi derivati da mode e tecnologie.
Tra le varie aggiunte infatti contiamo anche:
- svalvolare: persona fuori dagli schemi, fuori di testa
- bonazza cioè una donna dalla bellezza più che evidente
- acchittarsi: farsi belle
- sigaretta elettronica
- impiattare: fare composizioni di cibi sui piatti
- Papa emerito: riferito alla scelta di Papa Benedetto XVI di lasciare il pontificato
Sicuramente parole non particolarmente auliche o “giudiziose”.
Poi, se da una parte il nostro vocabolario è costretto a continui aggiornamenti, non può dirsi lo stesso del programma Word di Windows che insiste a sottolineare come errate oppure a cambiare a suo piacimento, parole cadute in disuso.
Il pericolo latente, ma molto ben presente ai linguisti, è che si arrivi all’assurdo di usare parole straniere quando in realtà potrebbero esserci più facili e consone espressioni italiane.
E voi unimamme usate abitualmente queste parole? E i vostri figli? Noi pensiamo di si!