È qualche anno che la crisi economica ha messo con le spalle al muro diverse persone e diversi settori, tante le aziende che hanno chiuso lasciando a “spasso” tante persone e tanti i giovani alla ricerca di prima occupazione spesso senza alcun esito positivo.
In Europa, poi, in seguito alla crisi che ha colpito in lungo e in largo, è stato registrato un triste primato per quanto riguarda la disoccupazione giovanile tale da essere equiparato al Medio Oriente e al Nord Africa.
Da una recente ricerca condotta da McKinsey & Company-Valore D si evince che le ragazze siano proprio quelle che ne risentano più di tutti in assoluto. In Italia, dei circa 6.5 milioni di giovani di età compresa tra i 20 e i 29 anni, ben
- il 49% risulta essere inattivo, ovvero
– non studia,
– non lavora e
– non cerca lavoro.
Per quanto riguarda le donne, poi la percentuale aumenta quando ci si riferisce alle regioni del sud dove la quota di inattività risulta aggirarsi tra il 65% e il 70%. Davvero troppo!
Ma come mai si verifica questo?
Sempre secondo la ricerca della McKinsey & Company-Valore D esistono delle cause comuni che possono essere raggruppate in alcune “categorie”:
- condizionamenti sui comportamenti femminili sin da piccole,
- difformità tra la formazione universitaria e le opportunità di impiego,
- differenza di trattamento tra maschi e femmine nel campo del lavoro.
Dai dati della ricerca sembra che il 52% delle mamme gioca con le figlie femmine mentre svolge attività domestiche, cosa che, invece, non fa abitualmente con i figli. Anche nelle faccende domestiche le bimbe risultano essere più coinvolte a differenza dei maschietti che vengono lasciati alle loro incombenze.
Durante il corso di studi le ragazze sono maggiormente penalizzate, in caso di problemi economici, fino alle superiori:
- ben il 25% ragazze contro il 12% dei maschi abbandonano gli studi,
- e all’università le donne raggiungono il 67% degli abbandoni contro il 58% dei ragazzi.
Altro dato che si estrapola dalla ricerca riguarda il lavoro alla fine degli studi, secondo i quali trovare un lavoro in linea con quanto studiato risulta essere un’ardua impresa per molti ragazzi, nello specifico per
- il 28% per quanto riguarda le ragazze,
- e per il 18% per i ragazzi,
questo perché gli studi intrapresi dalle ragazze risultano essere indirizzati verso discipline meno richieste da quelli intrapresi dai ragazzi che, molte volte, studiano prima presso gli istituti professionali o tecnici e successivamente si specializzano con lauree tecnico-scientifiche, che sono quelle che incontrano maggiori richieste lavorative.
Uno dei motivi principali di questo disallineamento tra quanto richiesto sul mercato lavorativo e gli studi intrapresi è sicuramente la mancata conoscenza di :
- quali i reali sbocchi lavorativi,
- delle retribuzioni
- e della disponibilità effettiva di posti.
Un’altra grande differenza tra maschi e femmine poi riguarda le retribuzioni che già dai tirocini o dagli stage sono differenti. Un ragazzo, infatti, a parità di mansione percepisce quasi il doppio di quanto guadagnato da una ragazza.
Sempre dalla ricerca poi si evince che anche tra i precari, con un’età compresa tra i 25 e i 34 anni, si registra una notevole differenza tra i due sessi:
- il 25% dei precari sono ragazze,
- e “solo” il 16% riguarda il mondo maschile.
E già, proprio cosi, altro che parità di sesso e pari opportunità!!! I maschi hanno sempre un canale preferenziale nel mondo del lavoro e una ragazza deve essere pronta ad affrontare tale realtà poiché, per quanto si dica, la strada per raggiungere la parità di trattamento sarà ancora lunga.
Ma noi ce la faremo, siamo forti e intelligenti, capaci e volitive, siamo DONNE!!!