L’infertilità maschile non è soltanto un problema legato alla riproduzione: sarebbe infatti anche un indicatore di rischio per quanto riguarda la mortalità. I maschi che presentano problemi hanno infatti un rischio mortalità maggiore di 2 o 3 volte rispetto a i maschi sani.
Dopo aver visto le sue possibili cause, scopriamo anche perché questo fattore non può essere sottovalutato.
Lo studio è stato condotto da un pool di ricercatori e fanno capo a due diversi centri di cura per l’infertilità californiani da cui sono stati ricavati dati ventennali riguardanti i maschi sottoposti a cure o a controlli. Confrontando i dati con lo stato attuale si è scoperta la relazione tra i disturbi e la mortalità.
Mentre le persone che si sono sottoposte a un controllo per l’infertilità hanno mediamente un incidenza della mortalità minore rispetto alla media (questo probabilmente è dovuto alla loro propensione a farsi controllare da un medico in caso di problemi reali o supposti), per quelli a cui è stato riscontrato un effettivo problema nella liquido seminale le probabilità salgono oltre il doppio.
I problemi più comuni riscontrati possono essere un basso quantitativo di seme prodotto o una bassa concentrazione, la scarsa mobilità degli spermatozoi e tutti questi fattori concorrono ad aumentare il tasso di mortalità maschile.
Lo studio presentato su Oxford Journals più che una relazione diretta tra i due parametri ipotizza che la qualità e quantità del seme maschile possa essere un indicatore di rischio più generale legato alla salute complessiva dell’individuo. Un controllo, quindi, non guasta.
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