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Nuova ricerca sulla placenta e la salute del neonato

Published by
Francesca Nicoletti

La placenta è un organo speciale, non solo perché fornisce ossigeno e sostanze nutritive al feto, ma anche perché è l’unico organo che si forma durante la vita di una persona.

Placenta: uno studio

Finora si è sempre pensato che la placenta fosse sterile e parte di un un ambiente nel quale il piccolo vivesse protetto da tutto e invece, secondo uno studio scientifico recentemente condotto, così non è. Sembra infatti che al suo interno si nasconda un mondo di batteri in grado influenzare il corso della gravidanza e condizionare la salute del bambino.

Questa ricerca è stata condotta allo scopo di conoscere meglio  il microbioma, ovvero l’insieme del patrimonio genetico e delle interazioni ambientali dei microrganismi presenti nell’uomo o in parti di esso (per esempio, l’intestino o la cute).

Nel corpo umano sono infatti  trilioni i microbi presenti sotto forma di

  • batteri,
  • virus e
  • funghi

che influenzano:

  • la digestione,
  • il metabolismo e
  • in generale tutti i processi biologici che possono giocare un ruolo nello sviluppo di
    • obesità,
    • diabete
    • e altre malattie.

Secondo questo studio, durante la gravidanza il mix sbagliato di batteri nella placenta potrebbe contribuire a nascite premature. E, anche se la ricerca è ancora in fase sperimentale, questo può aiutare a spiegare perché ad esempio le malattie parodontali e le infezioni urinarie nelle donne in gravidanza siano collegati ad un aumentato rischio di nascita prematura.

I risultati suggeriscono anche la necessità di ulteriori studi sugli effetti degli antibiotici presi durante la gravidanza.

Da questo nuovo studio, poi, si evince che i bambini possono “acquisire” una buona parte della flora intestinale proprio dalla placenta e non solo durante il parto naturale mediante l’esposizione ai batteri presenti nel canale del parto. A tal proposito parla il dottor Kjersti Aagaard, sostenitore principale di questo studio pubblicato in Science Translational Medicine, che, riferendosi alle donne che hanno partorito con parto cesareo, dice “Penso che tali donne possano essere certe di non aver condannato per sempre il microbioma del loro bambino”.

Lo studio è stato condotto sulle placente raccolte in sala parto (320), per lo più di donne nere e ispaniche, delle quali la maggior parte ha avuto parti vaginali, e solo alcuni i cesarei. La maggior parte delle nascite erano a termine, ma vi erano anche i parti prematuri.

Gli scienziati hanno analizzato il tessuto placentare interno, non in superficie, per individuare il DNA dei batteri.

Circa 300 i batteri trovati, la maggior parte innocui. I ricercatori, poi, hanno confrontato i tipi di batteri individuati con quelli presenti in altre parti del corpo, ossia

  • bocca,
  • pelle,
  • naso,
  • vagina e
  • intestino.

La maggior somiglianza è stata riscontrata con i batteri presenti nella bocca. che poi sono quelli piu’ simili a quelli presenti nell’intestino del neonato nelle prime settimane dal parto.

La teoria del Dottor Aagaard è che i batteri orali viaggino attraverso il sangue della madre arrivando fino alla placenta, e poi da questa al feto. Tale teoria però è al momento dimostrata solo per gli animali.

Tra i risultati della ricerca, desta preoccupazione il fatto che in caso di infezioni urinarie o di malattie paradontali, patologie che possono determinare nascite pretermine, pur se curate in gravidanza con antibiotici, nella placenta sono stati individuati i batteri causa delle infezioni.

Inoltre lo studio ha anche trovato che il microbioma della placenta delle donne che partoriscono a termine è diverso da quello delle donne che hanno avuto un parto pretermine, senza però dire se tale differenza sia o meno causa dello stesso.

A fronte di tali risultati, che ripetiamo non sono sufficienti ma che rappresentano solo l’inizio di un nuovo importante filone di ricerche, una domanda rimane senza risposta: visto che alle donne incinte i medici spesso danno antibiotici per le infezioni urinarie e le malattie paradontali, sicuri che la placenta fosse sterile e quindi fungesse da “scudo”agli stessi per il feto, se la placenta, come ha dimostrato questa ricerca, non è sterile, quali le conseguenze degli antibiotici sul feto?

In attesa che la ricerca prosegua su questa strada e ci risponda, noi unimamme possiamo solo cercare di “avere la massima cura di noi stesse“, conducendo una vita quanto più sana sia durante l’intero arco della gravidanza, ma anche prima! Ora abbiamo una motivazione in piu’: ne va della salute dei nostri futuri figli.

Francesca Nicoletti

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