Un “bambino blu” molto malato ha affrontato 5 operazioni per sopravvivere

finnPhilipp e Kathryn Jones sono due genitori inglesi che hanno dovuto far fronte a un dramma che avrebbe atterrito molte famiglie.

Un bambino molto malato ha combattuto per sopravvivere

neonatoIl loro bimbo, Finn, fin dalla nascita, ha avuto gravi problemi cardiaci, tanto da dover essere urgentemente operato per la prima volta poco dopo la nascita a causa della presenza della mancanza di collegamento tra le due camere del suo cuore, situazione che era stata già paventata ai genitori al sesto mese di gravidanza.

All’inizio, per i genitori, questa diagnosi è stata come un pugno allo stomaco, finché un medico non ha spiegato loro che poteva essere risolta.

Il problema di Finn non consentiva al sangue ossigenato di arrivare agli altri organi e fino a qualche decennio questi neonati sfortunati erano definiti “i bambini blu” a causa della sfumatura del colore della loro pelle.

padre tiene figlio

Se il problema non viene trattato

  • il 30% dei piccoli muore nella prima settimana
  • il 50% dei piccoli muore nel primo mese
  • e il 90% entro la fine del primo anno.

In occasione della seconda operazione, per la quale la prima era stata preparatoria, a 10 giorni dalla nascita del figlio Kathryn e Finn hanno potuto usufruire del supporto di tutto il team ospedaliero:

  • medici
  • infermieri
  • fisioterapisti pediatrici.
  • logopedisti.

Con il successo dell’operazione al cuore di Finn, durata 5 ore e mezzo, Kathryn ha potuto allattare il suo bambino, facendo tesoro di quei momenti per stare insieme al figlio e iniziare a conoscerlo.

Purtroppo, due giorni dopo l’operazione  la pressione sanguigna del piccolo è scesa e Finn è finito di nuovo sotto i ferri.

In un estremo tentativo di tenerlo in vita gli è stato applicato un bypass.

Successivamente il piccolo ha dovuto affrontare un ulteriore intervento a causa di un intestino perforato. Purtroppo l’apparato digerente dei neonati è molto fragile.

Non basta. Dopo poco una nuova crisi ha reso necessario un intervento per liquido nel polmone, impedendo al piccolo di respirare correttamente, e quindi si è dovuto nuovamente intervenire per aspirare tale liquido.

Tutte le procedure si sono concluse con successo, ma c’era sempre il timore che, in un apparato così piccolo e fragile, sorgessero ulteriori complicazioni, anche perché si sta parlando di un neonato di pochi giorni.

bebèFinalmente, dopo 5 settimane di permanenza in ospedale Finn ha potuto lasciare la struttura e ora cresce sereno circondato dalla sua famiglia, che sarà sempre grata al team di terapia intensiva e i dottori che hanno lottato senza risparmiarsi per la vita del loro piccolo.

C’è una frase in particolare che la madre di Finn ricorda e che le è servita in un momento in cui faceva fatica a toccare il figlio, per i tubi e gli interventi a cui era stato sottoposto: “Lui sa la differenza tra un tuo tocco e un tocco dei medici. Lui può sentirti e può sentire il tuo odore e questo può aiutare un bambino a recuperare“. Questa frase le è stata detta da un’infermiera della Terapia Neonatale, e dice tutto.

mamma papà bimboChe altro aggiungere unimamme, questa storia ci fa riflettere sul grande spirito di questa famiglia che non si è lasciata abbattere e dalla straordinaria volontà di vivere del piccolo Finn, nonché sull’importanza della competenza del personale medico e infermieristico dell’Unità di Terapia Intensiva Neonatale, senza la quale Finn non ce l’avrebbe fatta.

E voi unimamme, avete storie simili di “buona sanità” da raccontare? Ce n’è bisogno!

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