All’inizio, per i genitori, questa diagnosi è stata come un pugno allo stomaco, finché un medico non ha spiegato loro che poteva essere risolta.
Il problema di Finn non consentiva al sangue ossigenato di arrivare agli altri organi e fino a qualche decennio questi neonati sfortunati erano definiti “i bambini blu” a causa della sfumatura del colore della loro pelle.
Se il problema non viene trattato
In occasione della seconda operazione, per la quale la prima era stata preparatoria, a 10 giorni dalla nascita del figlio Kathryn e Finn hanno potuto usufruire del supporto di tutto il team ospedaliero:
Con il successo dell’operazione al cuore di Finn, durata 5 ore e mezzo, Kathryn ha potuto allattare il suo bambino, facendo tesoro di quei momenti per stare insieme al figlio e iniziare a conoscerlo.
Purtroppo, due giorni dopo l’operazione la pressione sanguigna del piccolo è scesa e Finn è finito di nuovo sotto i ferri.
In un estremo tentativo di tenerlo in vita gli è stato applicato un bypass.
Successivamente il piccolo ha dovuto affrontare un ulteriore intervento a causa di un intestino perforato. Purtroppo l’apparato digerente dei neonati è molto fragile.
Non basta. Dopo poco una nuova crisi ha reso necessario un intervento per liquido nel polmone, impedendo al piccolo di respirare correttamente, e quindi si è dovuto nuovamente intervenire per aspirare tale liquido.
Tutte le procedure si sono concluse con successo, ma c’era sempre il timore che, in un apparato così piccolo e fragile, sorgessero ulteriori complicazioni, anche perché si sta parlando di un neonato di pochi giorni.
C’è una frase in particolare che la madre di Finn ricorda e che le è servita in un momento in cui faceva fatica a toccare il figlio, per i tubi e gli interventi a cui era stato sottoposto: “Lui sa la differenza tra un tuo tocco e un tocco dei medici. Lui può sentirti e può sentire il tuo odore e questo può aiutare un bambino a recuperare“. Questa frase le è stata detta da un’infermiera della Terapia Neonatale, e dice tutto.
E voi unimamme, avete storie simili di “buona sanità” da raccontare? Ce n’è bisogno!
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