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Categoria Salute e benessere in gravidanza

“Non sapevo di essere incinta”: la storia di Katie e di sua figlia Grace

Published by
Valentina Colmi

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“Non sapevo di essere incinta“: avete presente quel programma su Real Time in cui vengono ricostruite le storie vere di donne che si sono accorte di aspettare un bambino solo nel momento in cui stavano partorendo? Ecco, la storia di Katie Mgongolwa è abbastanza simile.

Katie – giornalista, scrittrice e insegnante – ha scoperto di essere incinta quando era già all’ottavo mese di gravidanza mentre si trovava in Tanzania assieme al marito. Immaginate lo shock di scoprire una notizia del genere in un Paese straniero: dopo poco tempo è nata Grace, una bellissima bambina sana.

Katie ha raccontato di aver partorito con un taglio cesareo e con anestesia totale: se l’esperienza della gravidanza le è stata negata, anche quella della nascita non è andata come ci si immaginava.

La donna – che nel frattempo è tornata a vivere negli Stati Uniti –  ha detto di essersi sentita derubata. “Adesso capisco il significato dei 9 mesi di gravidanza“. Forse non si capisce il perché bisogna aspettare tanto tempo prima di vedere il proprio figlio, ma certamente la natura lo sa meglio di noi: bisogna abituarsi al cambiamento che ci sarà nelle nostre vite.

Gli psicologi dicono che in realtà la gravidanza non è altro che un momento di transizione come tanti nella vita: si passa dall’essere bambini a degli adolescenti, dall’essere adulti alla vecchiaia. Sono fasi che durano anni, mentre il processo di trasformazione che rende una donna madre è – se ci pensate – molto più breve.

Katie ha dichiarato di aver vissuto un vero e proprio trauma: per esempio non ha condiviso con la propria famiglia la sua gravidanza. La zia è morta prima di scoprire di essere incinta. Oppure ha compiuto una serie di attività che certamente sono sconsigliate alle donne in dolce attesa, come praticare degli sport ad alto rischio o non fare nessun esame prenatale. Semplicemente non si è presa cura di sè!

Sull’Huffington Post c’è tutto il suo racconto. Con una spiegazione finale: la figlia si chiama Grace per ricordarle sempre di trattarsi con grazia, ovvero con gentilezza, pietà e perdono, ed il suo nome è anche una preghiera affinché la bambina possa essere trattata dall’universo con “grazia”. La gentilezza e il sapersi perdonare sono il miglior antidoto per un trauma.

E voi unimamme, la pensate come Katie circa il fatto che servono tutti i 9 mesi per prepararsi alla nascita di un figlio? A voi come è andata?

Valentina Colmi

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