La ricerca ha interessato 1200 bambini di età compresa tra i 2 e i 17 anni. Di questi,
Il test è consistito nel dire ai bambini di non prendere un gioco che si trovava alle loro spalle nel momento in cui venivano lasciati soli in una stanza. Le loro reazioni sono state poi osservate in video e quando l’interlocutore è tornato nella stanza e ha chiesto ai bambini se si fossero girati, hanno potuto verificare se ciò che dicevano corrispondesse a verità.
Come risultato dello studio, i ricercatori hanno sottolineato il fatto che i genitori non devo allarmarsi se i loro figli dicono una bugia. Quasi tutti i bambini lo fanno, anzi i genitori devono essere contenti che i figli abbiano una tappa dello sviluppo.
Secondo i ricercatori, infatti, saper mentire indica che il bambino crescendo tenderà ad avere abilità cognitive e sociali migliori in 2 aree importanti:
Capacità, entrambe, essenziali per il successo accademico e sociale.
Riconoscere che le bugie non hanno solo una valenza negativa, non significa però accettarle o subirle, esserne coscienti ci deve invece spingere a parlarne, a spiegare cosa è una bugia e cosa è la verità, perchè bisogna essere onesti e le conseguenze del non esserlo.
Sfruttare la bugia, cioè, come un momento di insegnamento, senza rabbia ma con la dovuta calma.
Certo, a parole è facile, in realtà non sempre si riesce e allora come fare?
Un network americano diretto ai genitori ha indicato alcune direttive per cercare di ridurre al minimo le bugie dei nostri bimbi:
1. Non fare una domanda di cui si conosce già la risposta. Mentire è una risposta difensiva normale per evitare conflitti o negative conseguenze. Noi tutti speriamo di non farci “beccare” quando combiniamo un pasticcio. Quindi, piuttosto, diciamo, “Vedo che tu hai … (indicare qualunque azione si voglia affrontare). Dimmi cosa è successo. Parliamone?”. Quindi, in sostanza, mettere il piccolo di fronte al fatto compiuto sul quale non si può tergiversare.
2. Fare domande dirette. Chiedere “Che compiti hai da fare stasera?” evoca una risposta diversa rispetto a quando si chiede “Hai compiti da fare a casa stasera?”, che può portare a rispondere “No”, specialmente se si cerca di evitare qualcosa che non si ha voglia di fare.
3. Fare domande specifiche. Quante volte si ottiene la risposta “buono” o “bene” quando si chiede: “Come è stata la tua giornata?” o “Come stai?”? Queste sono le risposte ovvie e di circostanza che stroncano ogni probabile conversazione. Se, invece, si conosce il bambino è meglio indirizzare le risposte, per cui se un bambino ama dipingere si potrebbe chiedere “Parliamo dei disegni?” “Mi fai vedere i tuoi disegni?” o “Quali altre attività hai fatto oggi?”, con questo genere di domande spesso si ottengono maggiori informazioni.
4. Porre le domande in senso positivo cercando di evitare di parlare di argomenti negativi, per cui chiedere solo “Qual è stata la tua parte preferita della giornata scolastica oggi”.
5. Infine, fidarsi sempre del proprio istinto. Spesso è evidente che il nostro piccolo non stia dicendo tutta la verità e allora bisogna spronarlo a “vuotare il sacco” con delle frasi tipo “Non ho capito molto bene, dimmi di più di…”, in questo modo si riesce a ottenere un quadro più chiaro e dettagliato.
Questi consigli pratici dati dal network Neighborhood Parents Network’s, potrebbero davvero aiutarci a fare in modo di spronare i nostri bimbi a raccontarci tutto sempre e comunque. Tentar non nuoce.
E voi unimamme come vi comportate quando i vostri bimbi vi raccontano le bugie? Qual è la bugia più grossa che avete sentito?
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