Quante volte durante una giornata un genitore pensa: ho provato di tutto, ma lui non mi ascolta? Il problema non è una semplice questione di udito, riguarda come lui si sente rispetto a quello che dite e che volete che faccia.
Prima di cedere alla frustrazione, provate a porvi queste domande.
1. Il loro “serbatoio dell’attaccamento” è vuoto?
Qual è la connessione che il bambino ha con il genitore? L’attaccamento è fondamentale se si vuole che il bambino ci ascolti (e questo è anche un bene, non volete certo che faccia qualunque cosa gli venga detta da uno sconosciuto).
2. È distratto?
La seconda cosa da controllare è la presenza di alcuni fattori che potrebbero compromettere la sua capacità di ascoltarvi: in un bambino (ma capita anche agli adulti) i bisogni primari possono impedire di focalizzarsi su quello che state dicendo. Ha fame? Sonno? Difficilmente vi concederà attenzione.
3. Avete aspettative irraggiungibili?
A volte i genitori chiedono troppo rispetto all’età del figlio e alle loro abilità fisiche. Inoltre un bambino piccolo ha il bisogno di esplorare e conoscere il luogo in cui è. Quindi se è troppo piccolo per controllare l’istinto di aprire cassetti e toccare ogni cosa non portatelo in negozi o in luoghi dove questo non è possibile.
4. Sta provando qualche emozione intensa?
È normale avere emozioni forti e sovrastanti. Immaginatevi un bambino che viene sgridato. Il primo passo è calmarsi e cercare di riavvicinarsi. A quel punto il bambino sarà molto più ben disposto ad ascoltare. Usate l’empatia per sentire quello che vostro figlio sente e regolatevi sui suoi sentimenti.
5. È stato sorpreso?
Cambiare di colpo una situazione a un bambino può generare in lui una sorpresa e quindi una frustrazione. Avvertitelo con anticipo che il tempo per andare a casa è arrivato o che una certa cosa nel luogo in cui state andando non si può fare.
6. State usando istruzioni chiare?
Usate istruzioni chiare e semplici. Usate frasi affermative invece di domande con risposta sì o no che vedranno inevitabilmente ricevere un “NO” come risposta. E non aggiungete un “va bene?” oppure un “ok?” alla fine delle vostre frasi.
7. Siete amichevoli?
Non dovete essere coercitivi con i vostri figli. Costringerli a fare qualcosa non vi porterà lontano. Siate dolci, premurosi e divertenti. Trovate un modo per essere fermi nella vostra richiesta ma allo stesso tempo amichevoli nei toni.
Questi consigli presentati da una psicoterapista Andrea Nair, esperta in parenting, sull’Huffingtonpost richiedono impegno che in momenti di stanchezza o frustrazione potrebbe venir meno.
Non disperate unimamme! Ricordatevi di parlare con i vostri figli con calma: loro sapranno capirvi meglio di quanto sospettiate.
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