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Categoria Allattamento Salute e benessere bambini

Reflusso gastroesofageo: cos’è, sintomi, cura

Published by
Valentina Colmi

Reflusso gastroesofageo: che cos’è?

L’acidità infatti non colpisce solo le donne in gravidanza, ma anche i neonati. Si tratta di  un passaggio involontario di materiale gastrico nell’esofago, determinato dal rilassamento di un anello muscolare che si chiude quando lo stomaco si contrae dopo il pasto. Se appunto l’anello non si chiude, il cibo ingerito ritorna indietro. I bambini, soprattutto se appena nati, possono normalmente soffrirne; esistono però due forme:

  • forme più modeste con continui rigurgiti che non interferiscono con l’incremento del peso del bambino; si risolvono spontaneamente con lo svezzamento e il passaggio alla postura verticale;
  • forme più gravi in cui  il rigurgito è così abbondante e frequente da interferire con un normale accrescimento e provocare l’esofagite.  In questi casi il reflusso gastroesofageo è patologico.

Reflusso gastroesofageo: i sintomi e gli esami

Ecco i segnali di un possibile reflusso:

  • vomito
  • scarso accrescimento del bambino
  • pianto ed irrequietezza, specie nelle ore notturne (segno di infiammazione della mucosa esofagea)

Oltre ai suddetti sintomi (tipici), ve ne possono essere altri, alcuni dei quali collegati a patologie respiratorie: asma bronchiale e laringospasmo, per i quali il reflusso può essere concausa.

Un primo esame per determinare la presenza di reflusso è la pH-metria delle 24 ore: la registrazione cioè, per un periodo di 24 ore, del numero di episodi di reflusso gastroesofageo (definito come valore di pH esofageo <4), della loro eventuale correlazione con la posizione del bambino e con l’assunzione del cibo.

Altri esami, come la scintigrafia, endoscopia, esami radiologici e l’ecografia, sono da valutarsi anche in base all’età del bambino e alla gravità dei sintomi.

Reflusso gastroesofageo: la cura

Diversi i possibili rimedi:

  • Terapia posturale: consiste nel porre il bambino in posizione prona con il capo rialzato di circa 30° sul piano orizzontale.
  • Terapia ispessente e dietetica: si incrementano i pasti con l’aggiunta di cereali al latte, si possono aumentare il numero di pasti al giorno, riducendone magari la quantità. In bambini più grandi è indicata una dieta povera di grassi, evitando cioccolato, tè, caffè, bevande gassate e/o ghiacciate.
  • Terapia farmacologica: farmaci antiacidi.
  • Terapia chirurgica: nei casi più gravi.

Unimamme, ci sembra di avervi detto tutto, se però volete approfondire e magari trovare un esperto, vi consigliamo caldamente di visitare il sito dell’ospedale Bambin Gesù.

Valentina Colmi

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