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Categoria News

Infanzia e diritti: l’Italia non è un paese per bambini

Published by
Maria Sole Bosaia

Care unimamme, lo abbiamo sottolineato tante volte, l’età che va da 0 a 3 anni è molto importante per i nostri piccoli, purtroppo però gran parte del potenziale sviluppo dei nostri bimbi va perduto a causa delle scarse politiche sociali rivolte a questa fascia di età.

Questo periodo, delicato e vulnerabile al tempo stesso andrebbe infatti sostenuto grazie ad attività di supporto promosse dalla società nei confronti dei genitori e bimbi.

Numerose ricerche infatti testimoniano che questi primi momenti nella vita di un bimbo sono fondamentali per lo sviluppo:

  • cognitivo
  • emotivo
  • sociale

Le neuroscienze infatti sottolineano come la capacità del cervello umano di apprendere e modellare in base agli stimoli esperienziali sia massima in questa fascia di età.

Da 0 a 3 anni inoltre si definiscono funzioni cognitive molto importanti, come, per esempio, il linguaggio.

Questo fa emergere le disuguaglianze che affondano, purtroppo, nella povertà, perché è evidente che i bimbi di queste famiglie hanno punteggi peggiori nei test riguardanti capacità cognitive e verbali.

A incidere non sono solo le disuguaglianze socio-economiche, ma anche quelle in termini di opportunità (evidenziate di recente anche da un’iniziativa sulle “prime volte” di Save the Children)

Mentre in molto paesi dell’Unione Europea ci si sta operando per rafforzare il supporto alla genitorialità, in Italia le iniziative latitano.

Tutto ciò emerge dal RapportoI diritti dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia. 7° Rapporto di aggiornamento sul monitoraggio della Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia, anno 2013-2014″ del Gruppo CRC, il Gruppo di Lavoro per la Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza attualmente composto da 87 soggetti del Terzo Settore che da tempo si occupano attivamente della promozione e tutela dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza ed è coordinato da Save the Children Italia.

Infanzia e povertà

Forse non lo sapete ma in Italia la porzione di bambini che vivono in famiglie povere è una delle più alte all’interno della UE.

A fronte di questa situazione però, i servizi forniti per assistere bambini e genitori sono molto esigui. Addirittura del 33% lontana da quanto raccomandato dalla Ue. A parlare sono, soprattutto i dati:

  • 737 mila bambini è l’utenza potenziale
  • 155.404 sono i posti fruibili nei nidi in Italia

Praticamente mezzo milione di bambini non può usufruire dei benefici derivati dal frequentare un nido di qualità, ossia di effetti positivi a livello:

  • cognitivo
  • emotivo
  • sociale.

Tutto questo si riflette anche sulle basse prestazioni degli studenti italiani delle scuole primarie Invalsi e delle superiori (PISA).

Diritto alla famiglia

Tanti, come avrete intuito, sono i problemi che si affacciano all’interno del panorama italiano.

Per quanto riguarda il diritto di ogni bambino a vivere in famiglia, in particolar modo di quelli tra 0-2 anni

  • un buon 61% sono ancora inseriti in comunità, lontani dalla famiglia
  • il 31% affidati a famiglie esterne.

Tutto questo nonostante siano risaputi gli effetti negativi della mancanza delle cure familiari nei primi anni.

Sono poche le regioni, in Italia, soprattutto al Centro Nord, che investono nei bimbi e nelle loro famiglie.

Manca dunque un progetto complessivo per sostenere, fin dall’inizio, ovvero dal concepimento fino alle fasi successive, la genitorialità.

Cosa vuol dire sostenere le famiglie?

Supportare le famiglie vuol dire:

  • sostenere le risorse
  • sostenere le competenze
  • sostenere le pratiche

legate alla genitorialità tramite servizi che raggiungano tutte le famiglie, servizi a domicilio con particolare riguardo per le famiglie difficili.

Tra di essi troviamo:

  • promozione della salute riproduttiva
  • incremento dell’accesso ai servizi socio-educativi
  • interventi economici a favore delle famiglie povere
  • supporto delle competenze genitoriali
  • formazione di operatori socio educativi che stiano a contatto con le famiglie nei primi anni
  • iniziative per assicurare il diritto a ogni bambino di crescere in una famiglia

Ricordiamoci che i bambini di oggi sono gli adulti di domani e bisogna averne cura, anche nel nostro piccolo, possiamo aiutare chi vediamo in difficoltà.

E voi cosa pensate di questi dati unimamme? Eravate al corrente della drammatica situazione italiana?

 

 

Maria Sole Bosaia

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