E’ sicuramente l’adolescenza il momento che porta i ragazzi a fare i conti con la propria dimensione corporea:
- la scoperta della sessualità,
- l’immagine che si ha di sé
- l’immagine che si vuole dare al “mondo”.
E’ questo il momento critico in cui possono iniziare a manifestarsi problemi legati all’ alimentazione, e ad una cattiva gestione del proprio rapporto con il cibo.
I disturbi dell’alimentazione sono un disagio sempre più ricorrente.
Per questi motivi, vi abbiamo già parlato di quanto sia importante educare i ragazzi ad una corretta alimentazione.
Se parliamo di ragazze poi, non è mai facile diventare donne, dover sostenere la lotta quotidiana nel tentativo di essere belle, pronte, simpatiche, attraenti…perfette.
Soprattutto non è facile amarsi per quello che si è.
I disturbi del comportamento alimentare sono patologie psichiche complesse che incidono negativamente sul corpo e sulla vita relazionale, per cui è importante capirne i segnali e riuscire ad interpretarli.
Un video dal titolo: “Ciò che mi nutre mi distrugge” vuole dare un contributo per capire meglio di cosa si parla quando si tratta questo delicatissimo argomento.
Grazie a queste riprese infatti, per la prima volta assistiamo a ciò che succede all’interno di un centro per la cura dei disturbi del comportamento alimentare. Accedendo alle sedute di psicoterapia e registrando il disagio, il dolore e la sofferenza di quattro donne, è possibile “toccare con mano” il senso di inadeguatezza misto al sentimento di speranza nel tentativo disperato e tragico di dominare il proprio corpo.
Proiettato lo scorso marzo in alcune sale italiane, il film nasce all’interno del programma Media della comunità europea, e ad una coproduzione con RAI3, i registi Ilaria De Laurentiis e Raffaele Brunetti scoprono quello che si nasconde dietro i gesti, a volte masochisti e cruenti delle protagoniste sul proprio corpo, svelano ciò che le parole da sole non potrebbero mai raccontare e trasmettere se non provenienti dal vissuto tragicamente vero.
Vi riportiamo le parole scritte sulle “note di regia“, frasi che ci hanno colpiti e spinti riportare qui questa “nuova veduta” sul tema:
“Solamente osservando quanto si dice, o non si riesce a dire durante la terapia, osservando i gesti, gli sguardi, le reazioni, si riesce a comprendere le dinamiche che sottendono a questa malattia. ….ciò permette di penetrare a fondo nelle singole storie, affrontare il tema senza sentimentalismi o retorica, arrivare lì dove nessun commento, intervista o ricostruzione servirebbe a rendere così nitida la realtà. I silenzi durante le sedute di terapia parlano più delle parole. Gli sguardi, i gesti, le reazioni, raccontano emozioni forti, conflitti interiori, dramma e speranza.”
Ecco il trailer del docu-film