Questa è la regola, ma a volte, può accadere che le avvisaglie siano tali da non consentire alla donna in attesa di fare in tempo. Ed è quello che è successo a Martina, una mamma amica che ha accettato di raccontarci la sua storia.
A Martina scade il tempo il 5 marzo del 2014, ma come spesso accade la bambina non ne vuole sapere di nascere!
Inizia così la fase dei “monitoraggi“, ossia quella di sottoporsi ala rilevazione del battito del bambino e delle contrazioni materne al fine di verificare le condizioni di benessere.
La gravidanza è stata bellissima e il desiderio di Martina è quello di partorire in acqua. In realtà con il passare dei giorni, tale desiderio scema, anche perchè all’ultimo monitoraggio effettuato i medici avvertono Martina che se entro il 15 di marzo non cambia la situazione “statica”, diventa necessario il ricovero per indurle il parto.
Il 14, un venerdì, Martina si sveglia con alcune contrazioni che durano tutto il giorno anche se non sono forti. La sera però aumentano di intensità e si fanno sentire maggiormente, tanto da indurre in Martina anche il vomito. In ogni caso sono ancora molto sopportabili.
Alle 2 di notte Martina decide che è il caso di farsi accompagnare in ospedale dal compagno. Mentre si prepara, va in bagno e lì improvvisamente sente il bisogno di spingere.
Senza pensarci troppo, Martina chiama il compagno e gli chiede di aprire l’acqua della vasca.
Mentre lei è ancora calma, forte di ciò che ha appreso al corso pre-parto, lui inizia ad agitarsi. Cerca allora di tranquillizzarlo spiegando che l’acqua calda avrebbe calmato le contrazioni e l’avrebbe rilassata. In realtà Martina inizia a sentire dentro di sé che il momento è oramai giunto…
Infatti, in poco tempo, in seguito ad un paio di spinte la testa esce, proprio mentre il compagno sta rientrando in bagno per vedere come procede e come si sente.
Impanicato esce dal bagno e chiama prima l’ambulanza e poi i suoceri. Ma oramai è tardi, e con un altro paio di spinte, alle 2.34, nasce Anahi, che viene annunciata dalla mamma con un grido di gioia.
Dopo poco arrivano anche i medici, che stupiti dalle modalità in cui è avvenuto il parto, fortunatamente non comuni, tagliano il cordone ombelicale e trasportano mamme e figlia in ospedale. Entrambe risultano stare benissimo!
Che dire? Incredibile questa storia, che ci insegna e ci ricorda come il parto possa davvero essere qualcosa di naturale e di incontrollabile.
Oggi Anahi ha 4 mesi ed è facile immaginare la voglia di questa nostra mamma che sua figlia cresca così che possa ascoltare il prima possibile il racconto emozionante e unico della sua nascita.
E voi unimamme, avete delle storie di parto che volete condividere con noi? Saremmo onorate di ascoltarle e condividerle con tutto il nostro Universo!
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