Spesso capita che, durante la crescita dei nostri piccoli, ci si ritrovi ad avere a che fare con delle situazioni in cui non sappiamo come comportarci. Vediamo quanto scritto dalla psicologa Brunella Gasperini su D di Repubblica circa i “Si e i No” e su come vanno gestiti e cerchiamo di farne tesoro.
La psicologa conferma quanto scritto dalla psicoterapeuta Asha Phillips, ovvero che “I No aiutano a crescere”, ma, chiaramente, si riferisce ai NO detti dai nostri figli a delle nostre indicazioni. In questo articolo la psicologa dice che tante parole si sono spese sui dinieghi dei genitori ma, purtroppo, si sono spesso sottovalutate le proteste infantili che aiutano la loro crescita e formano il loro carattere. Un bambino troppo ubbidiente sarà un adulto remissivo e, magari, anche un bimbo vittima di soprusi da parte dei suoi compagni. Anch’egli, dunque, ha diritto a dire NO, poiché non si tratterà sempre di mero capriccio. Ciò a cui bisogna prestare attenzione e “tenere sotto controllo” è l’intensità del diniego che, ovviamente, non deve essere spropositata, in quel caso altre sarebbero le problematiche.
La psicologa ci ricorda anche che il rifiuto da parte dei nostri piccoli a quanto da noi chiesto di fare, dire o comportarsi non deve essere considerato un fallimento. Tutt’altro! Infatti in questo modo i piccoli affermano la loro autonomia nella crescita, “formano il loro carattere”. Quindi, a poco servirà un nostro atteggiamento rigido e prevaricante riguardo alle loro scelte.
I “troppi no” da parte nostra non sortiscono l’effetto giusto poiché spesso non vengono neanche presi in considerazione. Così come i “troppi si” possono far diventare capriccioso e arrogante un bimbo.
È importante che i nostri piccoli sappiano che noi genitori li sosteniamo e li guidiamo nella loro crescita, per cui dobbiamo essere abili e capaci a dire SI, ma non per concedere qualsiasi cosa, quanto, invece, per sostenerli nelle loro decisioni
- “SI a come sei”,
- “SI, mi piaci”,
- “SI, ti capisco”,
- “SI, mi vai bene anche se non sono d’accordo con quello che pensi”,
- “SI, sto bene con te anche se in alcuni momenti non ti sopporto”.
Il rapporto tra genitori e figli, dunque, non è un rapporto tra chi comanda e chi soccombe ma, piuttosto, è, o per lo meno dovrebbe esserlo, un rapporto di amore e comprensione reciproca, nella quale saper dosare i “no” e i “si”, ma non come presa di posizione.
Quanto detto dalla psicologa deve farci aprire la mente e farci comprendere che i nostri figli non sono una nostra proprietà ma a noi spetta l’arduo compito di comprendere ogni loro esigenza e ogni loro necessità, anche sostenendoli nei loro “NO”.
E voi unimamme, siete d’accordo con quanto sostenuto?