Stragi di bambini nei territori dei conflitti, anche il Papa grida “Basta piccoli morti!”

Strage bambini Siria

L’Angelus di domenica a San Pietro è stato all’insegna della preghiera di pace: Papa Francesco ha infatti chiesto di smettere subito i conflitti in Medio Oriente, Iraq e Ucraina.

Parlando di Gaza, qui la guerra in atto ha causato fino a questo momento ben 132 piccole vittime, come riporta il Telegraph. Probabilmente il numero è anche aumentato, dato che le cifre sono aggiornate al 21 luglio.

Il più piccolo si chiamava Raneen Jawdat Abdel Ghafoor ed aveva appena 1 mese. Come lui bambini innocenti che non hanno avuto il tempo di godersi nulla, che forse sono già nati con la guerra negli occhi e con la guerra negli occhi se ne sono andati.

infografica bambini morti a gaza

Nonostante questo orrore, alcuni miracoli accadono come nel caso del piccolo Mahmud Ibildi, un bimbo di 2 mesi che assieme alla madre Umm si trovava ad Aleppo, Siria, mentre stavano imperversando gli attacchi e che è stato estratto vivo dalle macerie. Eppure non si trovano soluzioni.

Tornando al Papa, riportiamo le parole con le quali il Papa ha chiesto un “cessate il fuoco” agli attacchi, che stanno portando via l’infanzia a troppi bambini:

Ricordiamo che tutto si perde con la guerra e nulla si perde con la pace. Fratelli e sorelle: mai la guerra, mai la guerra penso soprattutto ai bambini ai quali si toglie la speranza di una vita degna e futura, bambini morti, bambini mutilati, bambini che hanno come giocattoli residui bellici: fermatevi per favore ve lo chiedo con tutto il cuore, fermatevi per favore”. 

Così ha parlato il Pontefice domenica: le sue parole verrano ascoltate? Purtroppola strada è ancora lunga.

Speriamo che invece presto o tardi ci si ricordi di Jasmine, di Mohammed, di Qasim, di Omar: che le loro vite – stroncate proprio quando si affacciavano al mondo – non siano soltanto un numero. Se i casi eccezionali come quelli del piccolo Mahmud accadono, dobbiamo avere la forza di sperare.

E voi unimamme, che ne pensate?

(Fonte: La Stampa/ Telegraph)

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