Care unimamme, forse non sapete che nelle scuole italiane dove già alle elementari esistono ore di informatica, si sta cercando di insegnare ai nostri bambini a programmare: cose come videogiochi o piccole sequenze, questa infatti era l’idea ispiratrice delle riforma Gelmini.
Anche in America si sta procedendo in questo senso, con Barack Obama che interviene per promuovere la campagna House of Code lanciata da code.org per sostenere la diffusione delle scienze informatiche.
Quindi la nostra tanto bistrattata scuola italiana cerca di aggiornarsi grazie anche al contributo del Miur che sta preparando un programma online di sostegno per mettere in pratica le lezioni di programmazione dei computer.
Questo programma dovrebbe essere lanciato con l’inizio dell’anno scolastico con l’obiettivo di far assistere ogni studente ad almeno una lezione di coding, ossia di programmazione. A parte il Miur, come al solito molto è lasciato all’iniziativa di singoli enti e progetti locali.
In Toscana, Nubess, azienda insediatasi nel polo tecnologico lucchese, ha portato la programmazione nei licei paritari Esedra. Anche in Piemonte però si è tentato l’esperimento riscontrando lo stesso successo. Qui la spinta al coding è arrivata grazie a CSP e all’associazione Dscuola. Fondamentale è stato l’uso di Scratch, una piattaforma multimediale per l’apprendimento creativo.
Dal 2012 infatti, in Italia, è presente l’Italian Scratch Festival che ha l’obiettivo di avvicinare i ragazzi al mondo dell’informatica.
Nemmeno Roma però rimane a guardare e in alcune scuole si dà vita a laboratori di programmazione specifici nelle scuole paritarie della capitale e qui, grazie a CoderDojo, si stanno diffondendo laboratori di programmazione specifici nelle scuole secondarie della capitale. Tramite questo movimento, nato in Irlanda nel 2011, si usa il metodo learning by doing (apprendere facendo) e quindi i bambini, pur essendo immersi in un ambiente logico – matematico possono dare libero sfogo alla fantasia e creatività.
I benefici di tutte queste iniziative sugli alunni sono inestimabili:
“ I programmatori scrivono una lingua che si parla in tutto il mondo, non possiamo permetterci di rimanere isolati” dichiara convinta un’insegnante dell’Istituto Comprensivo di Sigillo, in Provincia di Perugia.
Ancora molto lavoro però vi è da fare per dare a tutti le stesse opportunità e per essere all’altezza delle sfide che la modernità e la realtà contemporanea pongono ai nostri ragazzi.
“Se poi vogliamo riuscire a colmare il grave gap informatico che ci caratterizza, temo che non basti la riforma del sistema scolastico; bisognerebbe rivedere la mentalità di chi ha potere decisionale e di molti docenti, ancora troppo analogica” dichiara una delle inventrici di Python, un altro mezzo per insegnare coding nelle scuole.
Care unimamme, come possiamo vedere i videogiochi non sono solo strumenti negativi che danneggiano i nostri bambini, usati con criterio e con la guida di persone esperte possono diventare uno stimolo per sviluppare talenti e immaginazione. I tempi stanno cambiando velocemente e anche la scuola deve adeguarsi.
Voi cosa ne pensate dell’iniziativa di diffondere la programmazione nelle scuole? I vostri bambini svolgono l’ora di informatica? Cosa imparano?
Raccontateci la vostra esperienza se volete.
(Fonte: La Stampa)
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