L’anticipo scolastico è stato introdotto con la legge 53/2003 che ha ridisegnato il sistema dell’istruzione ed è stato formalizzato col Decreto legislativo 59/2004. Con suddetta legge possono iscriversi alle scuole elementari anche i bimbi che compiono il sesto anno di età entro il 30 aprile dell’anno scolastico di riferimento.
In verità non basta che un bambino di 5 anni sappia fare qualche conto o sappia leggere e scrivere per poter cominciare le elementari. Ė importante tener conto del suo grado di attenzione e della sua voglia ancora di giocare ed esplorare. Non bisogna sottovalutare l’importanza che ha il gioco nei primissimi anni di vita del bambino e non derubarli di questo tempo prezioso.
Trovandosi anticipatari questi bimbi non avrebbero una vita scolastica facile. Perderebbero il loro gruppo di amici e verrebbero sradicati dal loro contesto per ritrovarsi poi in un altro che è completamente diverso. Soli ad affrontare nuove regole e a star fermi e seduti per ore ad un banco, con adulti e bambini più grandi che non conoscono.
La scuola va vissuta non solo come puro apprendimento ma soprattutto come un lavoro, imparando a darsi dei tempi e a rivolgere l’attenzione su qualcosa che non è più un gioco conservando curiosità e passione.
Nel suo libro ” Montessori ed il vostro bambino ” Renato Dulbecco, premio Nobel per la medicina, esprime il suo disaccordo per l’anticipazione scolastica:
“Per favorire lo sviluppo della personalità del bambino occorre permettergli libertà di azione, rispettare la sua autonomia mentale, riconoscere che impara usando tutti i sensi, ascoltando, vedendo, toccando, e che apprende e si forma facendo e lavorando. ”
Quindi ogni cosa a suo tempo care unimamme non abbiate fretta per i vostri figli ma lasciateli giocare che arriverà il tempo della scuola e loro saranno allora pronti ad affrontare le sconfitte come le vittorie, che sicuramente se i tempi saranno maturi saranno di più !
Vi lascio infine con la lettura di queste MINISTORIE basate sulla realtà, scritte da una maestra, Claudia Fanti.
Per scongiurare l’anticipo a cinque anni della scuola elementare cosa si potrebbe fare?
Anna venne a scuola che già “sapeva” leggere e scrivere, contava fino a cento. I genitori avevano su di lei aspettative di risultati eccezionali, perché Anna seguiva i loro discorsi, interveniva nelle conversazioni adulte con perspicacia e pertinenza.
Eppure Anna non accettava che le compagne/i le si avvicinassero troppo, gli scherzi non la facevano sorridere. Anzi le procuravano fastidio e imbarazzo. I suoi disegni erano stereotipati: ogni cosa al punto giusto, ogni colore ben scelto e rispondente alla realtà! Eppure l’uso della “matita” o dei pennelli per “metaforizzare” le era inviso, le causava imbarazzo.
Non parliamo poi di quando avrebbe dovuto partecipare e ascoltare la maestra, le/i compagne/i, mentre si lavorava sulla pronuncia corretta di fonemi all’interno di giochi che coinvolgevano quelle/i che non sapevano scrivere e leggere: a quel punto Anna si chiudeva e, imbronciata, diceva di saper già fare. In realtà ciò che sapeva le stava togliendo la gioia della scoperta entusiasmante delle sfumature di significato, delle differenze fra suoni simili, dell’uso che si può fare della lingua, dei giochi di parole, ecc… di ciò che le/i pari andavano esplorando ogni giorno con maggior soddisfazione.
Anna, poi, non andava in bagno, perché temeva le turche e pensava di esserne “risucchiata” nel buco.
Spesso piangeva, perché sosteneva che le compagne “non la volevano”…
Ora tralascio molti altri indicatori del suo disagio e passo a dire che, attraverso strategie adatte, Anna era,successivamente, profondamente cambiata: non eseguiva soltanto i compiti in modo corretto, ma si era anche tranquillizzata, si sentiva parte di un tutto ed era ricambiata, ma ci sono voluti anni.
Sarebbe stato giusto mandarla a scuola a 5 anni?!
Alex era un vulcano di idee, di stimoli per tutte/i. Per molto tempo aveva confuso suoni duri e suoni dolci, un grafema con un altro. Delle doppie era meglio non parlarne proprio. La lettura era quella di un ragazzino già dopo soli 2 mesi di prima elementare, ma se qualcuno gli avesse chiesto cosa aveva letto, avrebbe avuto una brutta sorpresa: sembrava non ricordare niente. Se ci si fosse fermati all’apparenza, si sarebbe sbagliato giudizio su di lui e lo si sarebbe etichettato come “lento a comprendere”.
L’anticipo a 5 anni sarebbe stato giusto per lui?!
Mariolina era vispa, apprendeva subito fonemi, grafemi, scriveva correttamente dopo soli 2 mesi di scuola. Aveva memoria visiva, amava raccontare le storie e ascoltarle. Aiutava i compagni. Bambina perfetta?! Verifiche perfette?!
Purtroppo era fragilissima: si vergognava perché era bassa bassa di statura, tanto da non arrivare al tavolo del refettorio. In palestra non riusciva a far le capriole, ad arrampicarsi, correva con le punte dei piedi rivolte all’interno e inciampava. Tutto è stato superato, ma quanto tempo e quante attenzioni ci sono volute?
Sarebbe stato giusto l’anticipo a 5 anni?!
Infine Claudia Fanti conclude così: “Le storie sarebbero infinite, ma ognuna di esse, ripensandoci, mi porta a essere più convinta dell’inutilità, dannosità, assurdità del costringere bambine e bambini a una crescita forzata, anche perché di crescita non si tratterebbe, bensì di istruzione, di addestramento, di qualcosa che non sarebbe scuola, ma allevamento forzato!”
Che dite, unimamme, vi siete convinte?
(Fonte: Edscuola.it)
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