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Categoria News

Aborto spontaneo: anche gli uomini soffrono, non ignoriamoli! – (Video)

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Maria Sole Bosaia

Cari unigenitori, dopo aver appreso che anche i padri possono cadere nella depressione post partum, torniamo sull’argomento papà in relazione all’aborto spontaneo della loro compagna o moglie.

Secondo uno studio condotto dalla University College London e la Miscarriage Association i partner delle donne che abortiscono sono spesso ignorati e risentono del fatto di non riuscire ad esprimere i propri sentimenti di perdita e dolore.

Una ricerca infatti evidenzia che su 160 uomini interrogati a proposito:

  • l’85% si è sentito triste
  • il 63% ha provato dolore
  • il 58% è rimasto sotto shock

Le statistiche inoltre indicano che più di 1 gravidanza su 5 finisca in un aborto spontaneo e, successivamente, il 2% termini in una di tipo ectopico, ossia l’impianto dell’embrione avviene al di fuori della cavità uterina, dunque il problema è molto diffuso.

L’Associazione Miscarriage Association, come accennavamo, sta cercando di sensibilizzare la popolazione su questo argomento con una campagna dal nome: Parents too.

Come dichiara Ruth Bender Atik del National Director of the Miscarriage Association i risultati indicano che i partner spesso si sentono isolati e addirittura invisibili dopo che le loro compagne hanno subito un aborto.

In questi casi si tende a pensare, erroneamente, che sia solo la donna a risentirne , ma anche i compagni avvertono il senso di perdita. Il dolore può essere così forte da necessitare un sostegno adeguato, aspetto però che nella nostra società odierna non è ancora adeguatamente considerato.

I mariti e compagni si sentono impotenti, innanzitutto perché al momento dell’aborto spontaneo non capiscono cosa sta succedendo e quindi incapaci di intervenire per aiutare la compagna avvertono sentimenti di frustrazione. E oltre alla loro stessa paura e shock devono affrontare quella della donna.

Uno degli intervistati ha confessato “è stata un’esperienza che abbiamo vissuto insieme e credo che mia moglie sia l’unica persona che comprende quel che abbiamo attraversato, ma sugli uomini grava anche la pressione del doversi dimostrare forti e di sostegno per l’altra persona.

Queste aspettative inducono gli uomini, spesso, a cercare di celare i propri sentimenti, cosa che si rivela controproducente. Invece si dovrebbe:

  • comunicare: cercare di ascoltarvi l’un l’altro, anche a costo di diventare un po’ ripetitivi
  • riconoscere la propria perdita: l’aborto ha troncato le vostre speranze ed aspettative per il futuro, cercate di accettare i sentimenti che ne derivano
  • accettare di vivere emozioni diverse: uno dei due potrebbe “superare” la perdita più in fretta dell’altro e voler andare avanti, l’altro invece continuare a ricordare anniversari, ecc… è perfettamente normale
  • cercare supporto all’esterno: famigliari, amici, sostegno professionale, tutto può servire
  • fare un bilancio: l’aborto può portarvi a riconsiderare questioni importanti nella vostra vita, ma non prendete decisioni troppo affrettate

Per quanto riguarda l’aiuto e il sostegno post aborto, secondo alcuni uomini sussistono ancora alcuni problemi:

  • il 22% si è sentito escluso dal personale sanitario
  • al 33% non sono state fornite ulteriori informazioni su cosa stesse accadendo
  • al 63% non è stato detto della presenza di eventuali gruppi di sostegno
  • al 13% gli ospedali hanno continuato a inviare lettere su cure prenatali

Dall’indagine compiuta è emerso anche che a differenza di quanto si pensa, che gli uomini desiderino tacere sulla vicenda vissuta, loro desiderano parlarne, ma faticano a trovare il modo per farlo.

Spesso, l’aborto influisce anche sulle loro amicizie, lavoro e salute fisica e mentale e anche se vorrebbero parlarne con qualcuno non riescono a confidarsi con colleghi, amici o parenti che non sembrano consapevoli della loro necessità di sfogarsi” rivela il dottor Petra Boynton, a capo della ricerca.

Ecco come potrebbero sentirsi maggiormente capiti e inclusi in questo dramma:

  • ascoltando esperienze di altre persone anche mesi dopo la perdita (il video che segue potrebbe servire)
  • ricevendo informazioni tramite volantini, siti web e libri
  • accedere a forum molto attivi e facili da usare
  • trovando informazioni in luoghi come: ospedali, ambulatori, ma anche pub, barbieri, ecc…
  • trovando operatori sanitari che parlino con loro come accade alle donne
  • avere amici e familiari che si occupano di loro e chiedono come stanno

Unimamme, davanti a questo dramma, non dimentichiamoci del nostri mariti, compagni, fratelli o cognati, anche loro soffrono e vanno aiutati e sostenuti.

E voi unimamme, avete avuto esperienze in tal senso? Raccontatevi le vostre!

 

(Fonte:Ucl)

 

 

Maria Sole Bosaia

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