Ora però sopraggiungono nuovi, importanti sviluppi sul caso.
Una coppia australiana del Western Australia è stata invididuata come il padre e la madre del bimbo malato abbandonato, ma loro negano di essere i genitori biologici del piccolo e di aver mai saputo della sua esistenza. In aggiunta è emerso che il supposto padre di Gammy nel 1998 è stato condannato per atti osceni con un bambino al di sotto dei 13 anni.
Condanna che la moglie ha confermato sottolineando però che l’uomo è molto cambiato. Appreso tutto ciò, la madre surrogata di origini thailandese di Gammy ha chiesto che anche la sorella del piccolo le venga restituita.
“Questa notizia mi sconvolge. Ho bisogno che qualcuno mi aiuti a riportare a casa la mia piccola. Mi prenderò cura dei miei gemelli e non li darò a nessuno” ha dichiarato la donna, già madre di due figli, che aveva accettato di diventare surrogata poiché in difficoltà economiche e con la speranza di dare un avvenire migliore ai suoi piccoli. Secondo la versione della signora Pattaramon, una volta saputo che portava in grembo un neonato con la sindrome di Down la coppia australiana le avrebbe detto di abortire, ma lei, buddista, si è rifiutata. Quando però sono venuti alla luce due gemelli, i genitori biologici dei piccoli hanno preso con loro solo la bimba sana.
Non appena la storia di Gammy è arrivata all’opinione pubblica, si è scatenata una gara di solidarietà per il piccolo, tanto che il sito web utilizzato per raccogliere fondi per le sue cure, è già arrivato a 200 mila dollari.
La vicenda però appare molto controversa. Secondo quanto riporta la mamma surrogata di Gammy, il papà del piccolo avrebbe visto il figlio appena nato e anzi, avrebbe comprato del latte per la gemellina ignorando completamento il neonato malato.
L’eco della vicenda di Gammy sta avendo ripercussioni sulla pratiche di maternità surrogata in Thailandia. Le autorità thailandesi hanno già approvato una legge che vieta agli australiani di “affittare” una mamma surrogata se non consanguinea.
Per conseguenza i bambini di genitori biologici stranieri nel grembo della madri surrogate australiane potrebbero finire in orfanotrofio appena nati. Addirittura gli australiani potrebbero essere accusati di traffico di esseri umani se colti a portare fuori dal paese i loro figli.
La situazione non è rosea nemmeno in Australia però. Qui infatti pagare una donna per affrontare una maternità surrogata è reato. Se però tra la donna e i genitori vi è un accordo per il pagamento delle cure mediche allora si può procedere.
La mamma surrogata di Gammy ha solo parole di amore per il suo bambino, ricoverato in ospedale a causa di una grave infezione. “Gli voglio bene, è stato nel mio grembo per nove mesi, è come se fosse mio figlio. Questo è stato tutto un pasticcio degli adulti. Chi è lui per dover affrontare una cosa del genere?“.
La storia di Gammy porterà sicuramente a rivedere le leggi che regolano la maternità surrogata tra Australia e Thailandia, soprattutto in merito alla protezione dei bambini in primis.
Noi speriamo che per il piccolo si risolva tutto per il meglio, la sua mamma surrogata e tanti australiani gli hanno giù dimostrato il loro affetto e sostegno. Speriamo che basti.
E voi unimamme cosa ne pensate di come si sta evolvendo questa intricata vicenda? Dopotutto a farne le spese è un bimbo innocente.
(Fonte: Daily Mail)
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