Care unimamme, quest’oggi vi dobbiamo parlare della triste storia di una mamma che ha perso la sua battaglia per partorire come desiderava.
“La mia decisione di lasciar iniziare il travaglio prima di acconsentire ad un intervento chirurgico si basa su anni di ricerca, su un’attenta considerazione dei rischi per me e il mio bambino, e sulle esigenze della mia famiglia.
Tutto ciò che voglio è di essere in grado di andare in ospedale quando sono in travaglio e che le mie decisioni vengano rispettate – e la mia decisione è di procedere con una prova di travaglio e di non avere un taglio cesareo a meno che non giunga qualche complicazione medica che renda il taglio cesareo necessario per la mia salute o del mio bambino.
Invece di rispettare i miei desideri come avrebbero fatto con qualsiasi altro paziente, i miei medici mi hanno messo paura per la mia sicurezza e per la custodia dei miei figli. Le persone che dovrebbero prendersi cura di me e del mio bambino mi hanno messo in una situazione ancora più pericolosa. Io so che non sono l’unica ad esserci passata; lo sto raccontando perché le donne incinte meritano di meglio.” Questo è ciò che Jennifer ha comunicato tramite i suoi legali.
Benché si sappia che una donna che in precedenza ha partorito con taglio cesareo possa tentare di averne uno vaginale, l’ospedale a cui si è rivolta Jennifer Gooddall non è stato dello stesso parere.
In fondo, tutto quello che voleva questa mamma ventinovenne era tentare di partorire in modo naturale senza dover affrontare un quarto cesareo, ma l’ospedale si è rifiutato, minacciando addirittura di chiamare il Dipartimento di Tutela delle famiglie perché, secondo loro, provare ad avere il piccolo come desiderava Jennifer avrebbe potuto causargli seri danni.
La vicenda è finita in tribunale, con la corte federale che ha dato ragione all’ospedale dicendo che la donna “non aveva il diritto di costringere un medico o una struttura ospedaliera ad eseguire una procedura nel modo che voleva contro il loro migliore giudizio medico“.
Jennifer Goddall naturalmente ha espresso tutta la sua costernazione per la faccenda e soprattutto per il fatto che la struttura sanitaria l’ha minacciata di portarle via i figli.
Jennifer non era contraria al cesareo ad ogni costo, semplicemente voleva provare ad avere, per una volta, un parto vaginale. Voleva arrivare al travaglio e se poi fosse stato necessario avrebbe accettato il cesareo. La struttura dello stato della Florida, però, non ha voluto assolutamente prendere in considerazione questa possibilità.
Jennifer ha poi partorito con cesareo, ma in una struttura diversa e dopo essere comunque riuscita a fare un tentativo, poi non andato a buon fine.
Il punto non è se è più rischioso un ennesimo parto cesareo o un VBAC (parto vaginale dopo cesareo), ma è davvero necessario privare una donna incinta del diritto di scegliere o per lo meno concordare con la struttura presso cui intende partorire la modalità con cui farlo?
Secondo voi forzare una persona a ricevere un trattamento sanitario che non vuole è violare i suoi diritti?
E voi unimamme cosa ne pensate? Quando avete partorito vi siete sentite libere di scegliere cosa era meglio per voi e il vostro bimbo?
Raccontateci la vostra esperienza se vi va!
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