Una mamma, preoccupata di questo atteggiamento tenuto dal suo piccolo di 5 anni scrive per chiedere consiglio sul comportamento da tenere. Questa è la sua richiesta d’aiuto alla rivista “Un Pediatra per Amico”:
“Siamo molto preoccupati, perché nostro figlio di cinque anni s’è messo a far parte di un gruppetto di bambini che passano il tempo a dire parolacce, continuando a sghignazzare come deficienti. All’inizio anche a noi qualche volta scappava da ridere. Poi abbiamo cercato di educarli, ma invano. Il loro modo di fare è irritante, monotono, noioso, inopportuno. Più li sgridi e più ci provano gusto. In casa c’è continua tensione, per le figuracce che ci fanno fare con amici, parenti ed estranei. Così non può continuare, ma non sappiamo più cosa fare”.
Secondo gli esperti dire parolacce è, per i più piccoli, un po’ come quando ci si diverte sporcandosi. E, sempre secondo gli specialisti, tutti i bambini attraversano questo periodo per cui non c’è nulla di cui preoccuparsi. Arriverà, poi, naturalmente, il momento in cui gli stessi “sporcaccioni” sentiranno la necessità di vedersi e sentirsi puliti e il gusto dello “sporco” sarà sostituito da quello del “pulito”.
L’età in cui il piacere di dire parolacce è ritenuto più o meno concepibile è il periodo che va dai 3-4 anni, momento in cui si stabilizza il controllo degli sfinteri (attraverso i quali si svolgono i normali processi fisiologici) fino ai 5-6 anni quando sono maturate le pratiche dell’igiene personale, trovando il loro apice nel momento dell’adolescenza, quando, cioè, si abbandona il mondo infantile per diventare grandi.
I teen-agers, ovvero i ragazzi con età compresa tra i 13 e i 19 anni, usano le parolacce un po’ per moda e per il gusto della trasgressione, per cui sgridarli, spesso, sortisce l’effetto contrario innescando in loro il gusto del proibito, facendo sentire i trasgressori “fighi”. Man mano che l’età aumenta e si prende coscienza di quello che si è diminuisce il gusto di trasgredire e di utilizzare parolacce.
Chiaramente da qualche parte i nostri figli avranno sentito dire le parolacce che utilizzano e, quindi, se in casa si usa un linguaggio volgare non ci si deve stupire se, poi, lo stesso linguaggio è utilizzato dai più piccoli. Per cui meglio evitare di dire parolacce e, soprattutto, sottolineare che le parolacce non si dicono mai ma soprattutto in alcuni contesti
E allora prestiamo attenzione ai termini che utilizziamo e facciamo comprendere ai nostri figli che non si diventa grandi dicendo le parolacce quanto invece con l’autoconsapevolezza di essere delle persone intelligenti. Non bisogna sentirsi apprezzati perché “fighi” ma piuttosto perché persone per bene sulle quali poter sempre contare. Non ridiamo quando sentiamo i nostri piccoli dire delle parole sconce, potremmo assistere, impotenti, a un’escalation di parolacce difficili da gestire.
E voi, unimamme, cosa ne pensate a tal proposito?
Fonte: uppa.it
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