I bambini e la guerra. Orribile pensare a un connubio tra i due termini ed invece in ogni conflitto i bambini sono la parte più vulnerabile ed esposta alla brutalità degli uomini.
Se guardiamo a loro ci assalgono immagini di innocenti che vagano profughi. Senza andare lontano basti pensare alla vicina Siria, dove in tre anni di assurdo conflitto ha fatto contare più di 130.000 morti. Orrendo.
Ma cosa accade quando un altro modo di fare la guerra li trasforma in vittime e allo stesso tempo carnefici?
Bambini e ragazzini: soldati per combattere la “guerra santa”
E’ questo il dramma del bambini jihadisti: bambini che sono delle vere e proprie “cavie”, sacrificate per il martirio degli estremisti islamici. Giorno dopo giorno si scoprono dei particolari agghiaccianti circa questo movimento fondamentalista in cui i piccoli subiscono un indottrinamento continuo da parte dei familiari e non. Ricordiamo la cronaca recente ed i filmati aberranti che hanno girato tutto il mondo. Piccoli costretti a tenere in mano il capo mozzato di uomini uccisi perchè “infedeli”.
La missione di vita per questi fedeli resta quella di sconfiggere l’Occidente e dar vita allo stato islamico e questo comincia ad essere chiaro ben prima dei 18 anni.
Lo Stato Islamico arruola ragazzini non solo per combattere, ma anche per plasmare la nuova generazione del “futuro Califfato”: “Saranno loro i protagonisti dello Stato Islamico“, dice un miliziano al giornalista di Vice News, testata che ha composto le riprese, ed il cui video è reperibile su youtube.
Molti altri particolari emergono dal lungo reportage tra cui la testimonianza di un bambino di 9 anni che ammette di far parte dello stato islamico e di recarsi al campo di addestramento per imparare ad usare il Kalashnikov.
Questi ragazzini agiscono con distacco e professionalità e non sono i soli ad essere cresciuti così.
Nel mondo sembra siano almeno 300 mila i piccoli guerrieri e che sotto varie bandiere sono vittime e carnefici di guerra.
Ecco una parte del reportage di Vice News dove, nonostante le difficoltà di traduzione si intendono bene gli scopi e i modi in cui si tramanda questa follia.
Parlarne unimamme, è doveroso oltrechè doloroso, non pensate?
(fonte: aleteia.org)