Secondo uno studio condotto dall’Osservatorio Nazionale sulla salute dell’infanzia e dell’adolescenza (Paidòss), presso l’International Pediatric Workshop di San Pietroburgo, nel nostro Paese i bambini a rischio di maltrattamento sono davvero un numero esorbitante. Da una stima, infatti, si calcola che siano quasi 800 mila e, come sostiene Giuseppe Mele, presidente di Paidòss, la stima tende a salire vista la crisi economica che attanaglia l’Italia.
Continua il presidente di Paidòss dicendo che i pediatri di famiglia, sui quali lo studio è stato condotto, sono i primi ad accorgersi di eventuali disagi in famiglia sostenendo “esistono segnali di disagio che non devono essere sottovalutati: un bambino svogliato, che comincia ad andare male a scuola o su cui si vedono ‘strane’ ferite deve allarmare, spingendo il pediatra a fare domande o andare a casa del piccolo. I bimbi più a rischio sono quelli che appartengono a famiglie dove esistono situazioni di disagio, dai nuclei molto allargati che provocano convivenze difficili alle separazioni genitoriali, dalla presenza di un handicap del bambino alla povertà. Che è in continuo aumento e ci preoccupa, perché la scarsità di risorse purtroppo si associa spesso ai maltrattamenti. In Italia sono almeno ottocentomila i bambini che vivono in povertà assoluta, il doppio quelli che versano in condizioni di povertà relativa”.
Anche le ultime statistiche di Save the Children indicano che solo in Europa sono 27 milioni i piccoli a rischio povertà.
Circa centomila sono i minori presi in carico dai servizi sociali per maltrattamenti in seguito a denuncia da parte dei pediatri, ma, purtroppo, sempre dallo studio condotto da Paidòss, altri 700 mila sarebbero i casi non denunciati dai pediatri stessi. Sembra, infatti, che 1 pediatra su 5 non denunci casi sospetti per diverse motivazioni
Da questa indagine si è alzata a gran voce la richiesta dei pediatri per ottenere maggiori strumenti per poter segnalare i casi secondo loro sospetti o comunque a rischio, quei casi di maltrattamenti che, spesso, si nascondono tra famiglie “insospettabili”.
È sempre Giuseppe Mele che dichiara “Nel 53% dei casi il maltrattamento consiste in una trascuratezza materiale e affettiva, a volte molto difficile da individuare dall’esterno. È diffusa anche l’iper-cura, ovvero l’eccesso di attenzioni che si trasforma in un atteggiamento quasi soffocante: nell’ 80% dei casi ne sono responsabili le madri, un esempio è il bimbo obeso perché la mamma lo rimpinza di cibo non necessario pensando così di nutrirlo bene. Naturalmente a diverse età corrispondono tipologie differenti di maltrattamento, anche se la maggioranza dei casi si verifica su piccoli di quattro, cinque, sei anni; tuttavia le angherie ‘solo’ fisiche sono le meno comuni, gli abusi sessuali per esempio riguardano una piccola parte di casi. L’eterogeneità delle situazioni che possono procurare sofferenze ai bimbi però è tale che i periodici bilanci di salute, oggi orientati a far emergere solo problematiche fisiche o quasi, dovrebbero prevedere protocolli per riconoscere il disagio in famiglia”.
E allora auguriamoci che questi mezzi vengano forniti ai pediatri affinché essi possano tutelare l’interesse del minore sempre e comunque.
E coi, care unimamme, cosa ne pensate del ruolo del pediatra-detective? Io lo trovo davvero interessante…avercene di persone accorte e guardinghe!!!
(Fonte: Corriere.it)
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