Circa un anno fa scrissi un articolo sul fatto che spesso le donne che hanno partorito con il parto cesareo – come me – possano in qualche modo sentirsi delle madri di serie B perché non hanno “sfornato” i pupi attraverso quello naturale. Il tutto partiva dal fatto che Kate Middleton avesse fatto nascere il principe George dopo 11 ore di travaglio senza neanche l’epidurale e che il giorno dopo era già in piedi davanti ai fotografi.
Sono stati molti gli interventi a quel pezzo e devo dire che il dibattito ha fatto molto riflettere noi di Universo Mamma. Si spendono generalmente molte parole quando si tratta della nascita, ma non ci sofferma davvero sul suo significato. Spesso si usano parole stucchevoli e zuccherine e anche quando si incontrano delle difficoltà si tende a minimizzare. Ho frequentato un po’ di forum prima di scrivere ciò che state leggendo e devo dire che purtroppo – anche se sinceramente meno – si continua a vivere il cesareo come una sconfitta.
Lo descrive bene Michele Zipp, una giornalista del sito Thestir.com, che ha messo al mondo i suoi due gemelli con un parto cesareo. Ha scritto una lettera rivolgendosi a tutte le donne, invitando a finire una stupida “guerra” tra chi ha partorito naturalmente e chi ha avuto un cesareo:
“Le donne che hanno subito un cesareo per ragioni che non dipendono dalla loro volontà hanno bisogno di sentire l’amore che le mamme che hanno avuto i loro figli naturalmente sono consentite di provare. Le mamme che hanno avuto un cesareo hanno bisogno e pretendono il rispetto e l’amore per il modo in cui hanno partorito. Dobbiamo onorare tutte le modalità di nascita, anche se non è quella che avevamo programmato. Perché è ancora il modo in cui i bambini irrompono nella nostra vita. Lasciatemelo dire. Questa lettera non è pro- cesareo. E’ pro-mamme“.
Anch’io non avevo programmato un parto cesareo, anzi mi aspettavo di partorire naturalmente senza troppo dolore. È andata diversamente, ma non credo importi poi molto. Avere un parto da manuale non significa ovviamente essere “più madre”. Spesso infatti ci dimentichiamo che far ricorso ad un cesareo non è una scelta estetica o di comodo: il bimbo può essere podalico, ci possono essere delle complicanze di salute per la mamma e per il bambino, come scrive la Zipp:
“Ho avuto un parto cesareo. Non l’ho programmato per preservare la mia vagina o non ho scelto la data del parto perché era conveniente. Era necessario e l’ho fatto. La nascita non è legata ad un bicchiere di vino o alla lingerie sexy: è un fatto privato e molto emozionante nella vita di una donna. Essere giudicati per aver avuto un cesareo senza sapere i dettagli è sbagliato. Molte madri come me hanno dovuto far ricorso al cesareo per diventare madri. Una questione di vita o di morte.
Siamo sempre madri”.
Sono pertanto inutili gli schieramenti tra chi ha partorito naturalmente e chi no. La vera discriminante dopo il parto è quella di non sentirsi adeguate, di essersi perse qualcosa: è vero, io non ho visto Paola nascere, purtroppo, perché sono stata anestetizzata totalmente. Però questo non ha fatto di me una madre peggiore. Bisognerebbe – come dice la Zipp – scegliere con cura le parole, ricordando di non far sentire in colpa chi non ha potuto vivere la nascita secondo natura.
Come dice la Zipp, e io concordo in pieno, “la nostra strada verso la maternità può non essere la stessa, ma è la nostra, qualcosa che di cui abbiamo bisogno di trovare la bellezza, perché tutte le mamme lo meritano”.
Unimamme voi cosa ne pensate di questo dibattito?
Noi vi lasciamo con alcune statistiche sui parti cesarei in Italia.
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