Care unimamme, non ci stancheremo di parlare di ricerca e di autismo. Oggi parliamo del cervello dei bambini autistici.
Un recente studio condotto da un team capitanato dal dottor David Sulzer, neurobiologo presso la Columbia University Medical Center di New York ha scoperto che il cervello dei bambini autistici ha un numero eccessivo di sinapsi a differenza dei bambini non affetti da autismo.
Le sinapsi sono i punti di contatto tra due cellule nervose e hanno il compito di propagare gli impulsi nervosi. In un sano sviluppo cerebrale, prima c’è l’esplosione di sinapsi e poi inizia il processo di sfoltimento sinaptico, di potatura, questo succede affinché le differenti aree del cervello possano sviluppare specifiche funzioni e non abbiano un sovraccarico di stimoli. La stessa cosa, secondo tale studio, non succede nel cervello dei bambini autistici il quale dimostra che la capacità del cervello di diminuire il numero delle sinapsi è danneggiata.
Questo nuovo studio fornisce indizi su come l’autismo si sviluppa nell’infanzia, e potrebbe anche spiegare alcuni sintomi come l’ipersensibilità al rumore o le esperienze sociali, così come il motivo per cui molte persone con autismo hanno anche crisi epilettiche.
Lo studio, pubblicato sulla rivista Neuron, è stato condotto sui tessuti cerebrali di bambini e adolescenti morti, con un’età compresa tra i 2 e i 20 anni mettendo in evidenza che circa la metà delle persone studiate aveva l’autismo.
I ricercatori della Columbia University Medical Center, hanno studiato una zona del lobo temporale del cervello coinvolta nel comportamento sociale e nella comunicazione. Analizzando il tessuto cerebrale di 20 campioni diversi gli studiosi hanno contato le diramazioni dei neuroni scoprendo che quelli appartenenti ai soggetti autistici erano più numerose. Le piccole sporgenze dei neuroni che ricevono segnali da altri neuroni si chiamano proprio sinapsi.
Gli scienziati hanno scoperto che in giovane età, il numero di spine, o diramazioni, non differisce molto tra i due gruppi di bambini, invece gli adolescenti con autismo avevano un gran numero in più di sinapsi rispetto a quelli non autistici. In linea di massima e per capire:
La dottoressa Lisa Boulanger, biologo molecolare presso l’Università di Princeton, che non ha partecipato alla ricerca, dice “Un numero maggiore non è un requisito migliore quando si parla di sinapsi poiché il sistema di regolazione è essenziale. Se fosse colpa della sovrapproduzione, ci aspetteremmo una differenza sostanziale sin dall’inizio, ma poiché tale differenza si manifesta più tardi, riguarda probabilmente il processo di sfoltimento sinaptico”.
I ricercatori guidati dal dottor Sulzer hanno anche scoperto dei biomarcatori e delle proteine presenti nel cervello dei bambini autistici che indicano malfunzionamenti nel sistema di eliminazione di cellule degradate o vecchie, un processo chiamato autofagia. E, a tal proposito, il professor Eric Klann, docente di scienze neuronali presso la New York University dichiara “I ricercatori hanno mostrato che questi marcatori di autofagia diminuiscono nei bambini con autismo e, purtroppo, senza autofagia, il processo di regolazione delle sinapsi non può avvenire. Più sinapsi creano anche maggiori occasioni di crisi epilettiche, poiché maggiori impulsi vengono trasmessi al cervello, ecco perché più di un terzo delle persone con autismo hanno l’epilessia”.
Quest’ultima ricerca sta raccogliendo numerosi consensi da parte dei ricercatori di tutto il mondo poiché per anni gli stessi hanno cercato di individuare se l’autismo fosse un problema di scarsa connettività cerebrale o eccessiva, o addirittura una combinazione delle due.
Oltre ad analizzare i cervelli umani, il team della Columbia University ha studiato anche topi programmati a sviluppare la sclerosi tuberosa complessa, una rara malattia genetica che viene spesso accompagnata da autismo individuando negli stessi come colpevole della mancata potatura della sinapsi una proteina denominata mTOR. Gli scienziati hanno notato che somministrando ai topi la rapamicina, un farmaco immunosoppressore utilizzato per ridurre i casi di rigetto post operatori, l’attività della proteina mTOR si riduce di tanto.
Il neuroscienziato Kimberly Huber, docente presso l’Università del Texas Southwestern, dice al riguardo: “Potrebbero trattare con rapamicina i bambini affetti da autismo e ripristinare la potatura delle sinapsi“.
Gli esperti e i ricercatori, però, avvertono che è ancora troppo presto per sapere se un farmaco come la rapamicina, un immunosoppressore con effetti collaterali potenzialmente gravi, potrebbe essere utilizzato con successo nelle persone con autismo.
Non possiamo fare altro che complimentarci con questo gruppo di ricercatori che ha sicuramente aperto una nuova strada per l’autismo. Complimenti davvero e speriamo che la ricerca continui a fare chiarezza e individui al più presto una cura.
E voi unimamme che ne pensate?
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