Care unimamme, torniamo a parlare di un tema molto sentito, ovvero del rapporto delle donne con il lavoro.
Il giornale The Economist ha stilato un indice relativamente al “glass ceiling“, che tradotto lettermalmente significa “tetto di vetro” e sta ad indicare la presenza di barriere non ufficiali all’avanzamento di carriera. Quindi un indice dei paesi in funzione delle condidizioni di trattamento sul lavoro riservate alle donne.
La ricerca ha preso in considerazione:
Dal grafico che segue emerge che, come al solito, i paesi nordici come Norvegia, Finlandia e Svezia infatti risultano essere quelli coi punteggi più alti.
Questi infatti spiccano su:
Qui le donne sono relativamente ben rappresentate nei loro parlamenti. Finlandia e Svezia sono stati i primi paesi a permettere alle loro donne di votare e candidarsi alle elezioni. Purtroppo anche in queste nazioni che sembrerebbero idilliache le donne vengono pagate meno degli uomini per lavori simili.
In Finlandia e in Svezia il divario è vicino alla media Ocse del 15%. In Finlandia quasi la metà delle persone che hanno tentato di accedere alle scuole di business sono donne.
L’Italia è, tristemente, è tra i paesi fanalini di coda. Solo qualche tempo fa un rapporto dell’Istat chiariva quanto fosse disastroso nel nostro paese, il rapporto delle donne con il lavoro, soprattutto per coloro che decidono di avere figli.
Come rappresentanza di forza lavoro l’Italia, nel 2012, vedeva un divario di -20,8% a sfavore della popolazione femminile. I costi per la cura dei figli rappresentavano, nel 2008, il 17,2% del guadagno totale. Le donne, in parlamento, sono solo il 32% del totale, mentre in Norvegia, giusto per fare un esempio, sono quasi il 40%.
Agli ultimissimi posti troviamo Sud Corea e Giappone dove poche donne lavorano, c’è una ristretta rappresentanza femminile nelle istituzioni e il divario di retribuzioni rispetto agli uomini è alto. Secondo l’Ocse il divario è del 37%, il più alto.
Se Sud Corea e Giappone non sono messi particolarmente bene, certo è che anche l’Italia arranca soprattutto se confrontata con altri paesi europei.
Decisamente c’è ancora molto lavoro da fare.
E voi unimamme cosa ne pensante di questa situazione?
(Fonte: The Economist)
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