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Liquido amniotico: cos’è, come si forma e quali sono le possibili patologie

Published by
Francesca Nicoletti

Il liquido amniotico è quel liquido nel quale vive il bambino per l’intera gravidanza e grazie al quale viene protetto da eventuali traumi e infezioni. Lo stesso liquido lo aiuta ad uscire dalla pancia della mamma nel momento del parto. Per queste motivazioni è indispensabile che ce ne sia la giusta quantità.

Ma come si forma il liquido amniotico?

In realtà il liquido amniotico è in costante evoluzione, ovvero aumenta con il passare del tempo per poi diminuire verso la fine della gestazione. All’inizio viene prodotto dalla mamma, dal terzo-quarto mese in poi, invece, sarà proprio il nascituro che ne regolerà l’andamento. Infatti nella seconda metà della gravidanza le principali fonti di produzione di liquido amniotico dipendono dal bambino: egli, in media, produce

  • urine (700ml al giorno)
  • secrezioni polmonari (350ml al giorno).

L’andamento dell’AFV (Amniotic Fluid Volume, ovvero il volume del liquido amniotico) può essere influenzato da

  • ormoni (prolattina e prostaglandine),
  • forze osmotiche e idrostatiche,
  • idratazione materna,
  • corretto sviluppo dei reni del bambino.

Il volume del liquido amniotico diminuisce verso la fine della gravidanza e questo non deve destare alcuna preoccupazione poiché è una cosa del tutto normale legato all’invecchiamento della placenta.

Il sacco amniotico e il liquido, dunque, svolgono un ruolo importante durante l’intera gravidanza e nel momento del parto ecco perché devono essere continuamente monitorati. Eventuali anomalie nell’AFV potrebbero indicare delle malformazioni al feto o delle disfunzioni della mamma tipo il diabete gestazionale.

A seconda che il liquido amniotico, poi, sia in eccesso o scarseggi si parlerà di

  • polidramnios (troppo liquido),
  • o oligoidramnios (troppo poco).

Purtroppo, però, ad oggi non esiste alcun metodo accurato e preciso capace di misurare l’esatto AFV.

Esistono solo due test a ultrasuoni capaci di valutare, approssimativamente, il liquido ma sono, entrambi, due metodi empirici:

1. Amniotic Fluid Index (AFI), con il quale si valuta la quantità di liquido contenuto nel sacco amniotico attraverso l’ecografia. L’utero materno viene diviso idealmente in quattro quadranti, che si incrociano sull’ombelico, e si misura lo spessore delle quattro falde di liquido corrispondenti. Al termine dell’esame vengono sommati i quattro valori e confrontati con i parametri di riferimento:

  • Liquido minore di 50 mm: Afi indica oligoidramnios grave
  • Liquido tra i 50 e gli 80 mm: Afi ai limiti inferiori della norma (oligoidramnios)
  • Liquido tra 81 e 240 mm: situazione normale
  • Liquido maggiore di 240 mm: Afi superiore della norma (polidramnios)

2. Maximum Pool, ovvero, attraverso l’ecografia si controlla solo la parte che contiene più liquido dando una misura in centimetri.

In realtà nessuno dei due metodi sopra elencati è attendibile al 100% anche se, tra i due, quello che raccoglie maggiori consensi è il secondo, il Maximum Pool nonostante sia meno preciso del primo.

C’è naturalmente, anche, il vecchio metodo di valutazione, quello della palpazione addominale che di solito viene effettuata durante le visite prenatali. Attraverso la palpazione ginecologi, ostetrici e levatrici sono in grado di stabilire se il volume del liquido amniotico è da considerare a rischio.

Anche le mamme sono capaci di intuire se è tutto a posto o se il bambino in grembo ha delle difficoltà, nello specifico possono individuare

  • Oligoidramnios quando si avvertono tutti i movimenti del bambino o quando è possibile vedere gli arti,
  • Polidramnios, quando, viceversa, non si riesce a individuare o a toccare il bambino e quando la frequenza cardiaca del bambino sembra ovattata. In questo caso la madre può notare affanno, varicosità vulvare, edema e problemi gastrici.

Le ostetriche esperte utilizzano un altro metodo ancora, ovvero misurano la circonferenza del pancione con un centimetro e valutano di volta in volta i cambiamenti. Purtroppo, però, questa tecnica sembrerebbe valida solo per evidenziare eventuali casi di polidramnios e risulterebbe inaffidabile per identificare, invece, l’oligoidramnios.

Oligoidramnios

Di questa patologia se ne contraddistinguono due tipi:

Oligoidramnios fisiologico
Quando ci si trova davanti a una diminuzione fisiologica dovuta a un ritardo di crescita intrauterino, ad un forte stress materno oppure ancora alla scarsa assunzione di liquidi, per risolvere la quale il medico prescrive di bere molto e di riposare.

Oligoidramnios patologica
Che è generalmente una conseguenza della ridotta produzione di urina da parte del bambino o dovuta a patologie renali o della vescica gravi, o ancora alla rottura prematura delle membrane. In questo caso il medico induce al travaglio poiché si teme che il bambino sia in sofferenza.

Polidramnios

A circa l’1-3% delle donne incinte viene diagnosticato di avere troppo liquido amniotico e nel 60% dei casi non vi è alcuna causa nota. I fattori che aumentano il volume del fluido in linea di massima sono:

  • produzione eccessiva di urine da parte del bambino,
  • diminuzione della deglutizione fetale come nel naso di bambini con labbro leprino,
  • maggiore trasferimento di acqua attraverso la placenta.

Questi fattori possono verificarsi se ci sono complicazioni presenti come il diabete, anomalie congenite, ecc. ma, anche se nella maggior parte dei casi, non è presente alcuna complicazione è possibile che come causa della polidramnios si possa assistere a

  • parto pretermine,
  • posizione “instabile” del bambino,
  • prolasso dell’utero,
  • distacco della placenta.

I medici in questi casi consigliano l’induzione al parto con una rottura controllata delle acque ma, poiché i rischi sono tutti della mamma, è la stessa mamma a decidere se attendere il momento del parto o agire “artificialmente”.

Tirando le somme, dunque, ecco quello che si può dire sul liquido amniotico

  • Gli esatti meccanismi coinvolti nella regolazione dell’AFV sono ancora sconosciuti.
  • L’AFV si riduce in modo significativo dopo 37 settimane.
  • Non esistono metodi accurati di misurazione liquido amniotico.
  • L’intervento utilizzato per gestire polidramnios o oligoidramnios come l’induzione comporta anche dei rischi che devono essere presi in considerazione.

Cos’altro aggiungere se non che bisogna vivere la gravidanza più serenamente possibile poiché, come precedentemente sottolineato, non c’è alcun modo di misurare correttamente l’AFV.

E voi unimamme cosa ricordate del vostro liquido amniotico? Ne avevate in eccesso o scarseggiava? Come è andata a finire?

Noi vi lasciamo con l’affascinante video di un bimbo che è nato senza rompere il sacco amniotico.

Francesca Nicoletti

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