Oggi 11 settembre si festeggia Elia.
Il nome deriva dall’ebraico ed è in voga sin dall’antichità come tipico nome biblico in riferimento al Profeta di Israele.
Il significato di Elia, ovvero ‘Eliyyahu, è: il vero Dio è Yahvé. Come accennato è il nome di uno dei profeti più importanti dell’Antico Testamento e si diffuse, in modo particolare, anche in epoca medioevale.
Elia è pienamente accettato anche dalla tradizione cattolica grazie alla latinizzazione di Elias o alla grecizzazione di Elias.
Varianti del nome:
I bambini che portano il nome di Elia sono individui passionali che non devono rinunciare alla propria vocazione, qualunque essa sia perché così soffocherebbero la propria personalità. Talvolta i bambini col nome Elia sono timidi e soffrono per questo non sentendosi a loro agio. Si distinguono anche per intelligenza e spirito di sacrificio. Doti che consentono loro di superare qualsiasi difficoltà.
Simboli associati al nome:
Oggi 11 settembre si festeggia Sant’Elia Speleota.
Elia nasce a Reggio Calabria nell’863 da due ricchi genitori: Pietro e Leonzia. Secondo i dettami dell’epoca Elia viene invitato a prendere moglie e mettere su famiglia. Questa però non è la strada di Elia che fugge a Taormina di Sicilia per fare penitenza e poi si reca in pellegrinaggio a Roma.
A questo punto Elia decide di entrare a far parte dell’ordine monastico di S. Basilio Magno (forse nell’abbazia di Grottaferrata). La sua vita però non trascorre tranquillamente, perché una volta tornato a Reggio Calabria gli tocca fuggire nuovamente in Oriente.
Ritornato da Patrasso, dove aveva trovato rifugio, Sant’Elia Speleota (abitatore di grotte), insieme ad altri due monaci, Cosma e Vitale, si ritira a condurre vita privata nella grotta di Melicuccà. Gli abitanti del luogo, attirati dalla sua santità, cominciano ad accorrere per ascoltare la sua parola e ricevere da lui conforto.
L’11 settembre, giunto all’età di 97 anni, Sant’Elia muore e viene sepolto nel sepolcro che lui stesso aveva scavato nella grotta.
Le sue ossa vengono scoperte solo nel 1947 e, come riportano le cronache, un giovane malato di nome Antonio Germanò guarisce immediatamente al solo vedere le ossa di Elia.
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