Da pochi giorni hanno preso il via le lezioni e, dopo la pausa estiva, ecco risentire quella parola che seppur per poco lasciata in disparte: “scuola“. Oggi però vi parliamo di istruzione attraverso un racconto davvero speciale che coniuga la storia brutta e sfortunata di un neonato all’amore e all’idea pionieristica di portare la scuola in corsia.
A soli 6 mesi i genitori lasciarono Jamal in ospedale, per via della sua malattia grave e che richiedeva una degenza lunghissima. Una patologia neurologica lo ha colpito all’intestino.
L’Ospedale Bambino Gesù di Roma decide allora di “adottarlo” e crescerlo come un figlio. Per ben 18 anni Jamal Jebli, che oggi di anni ne ha 20, ha vissuto solo e sempre in ospedale. E sempre in ospedale si è anche diplomato, in ragioneria. Un percorso lungo, impegnativo ma riuscito perchè Jamal è stato circondato da un affetto che oggi traspare dai suoi occhi pieni di vita ed entusiasmo.
Alla sua istruzione ci ha pensato il “progetto”, divenuto ormai un successo: la “Scuola in ospedale“.
Data la sua lunghissima degenza, Jamal è ormai il simbolo di questa idea di successo e che garantisce ai bambini ed ai ragazzi ricoverati o in day hospital di non perdere il loro diritto allo studio e all’istruzione e poter continuare il loro percorso scolastico.
I pionieri di questa iniziativa furono 40 anni fa due ospedali della capitale, il Gemelli e proprio il Bambino Gesù. Oggi Roma conta ben 23 sezioni in reparto, divise tra 5 ospedali. Per fare questo gli istituti hanno realizzato delle partnership con alcune scuole romane come il Virgilio e il Virgilietto.
Alberto Antinori, prof. del Virgilietto, racconta così questa esperienza in continua evoluzione e per farlo prende ad esempio proprio la storia di Jamal: “Jamal è la personificazione del successo: il suo percorso è stato il banco di prova di tutte le nostre iniziative“, il ragazzo infatti ha frequentato tutte le classi, dalla prima elementare al diploma.
Oltretutto Jamal infatti non si è staccato dalla sua “casa” perché è stato assunto in ospedale dove torna ogni giorno per consegnare la posta o meglio, come dice lui, è impiegato nel ruolo di “tuttofare“. Della sua vita Jamal regala alla stampa alcuni momenti speciali come la prima volta che ha visto volare una farfalla, grazie al bozzolo che la sua maestra gli portò, o la prima volta che “bigiò” le lezioni quando un prete lo portò ai Musei Vaticani perché la Cappella Sistina, a suo dire, “non la puoi mica studiare solo sui libri”, o ancora quando con il cappellano vedeva di nascosto di film di Harry Potter.
I volontari dell’ospedale hanno inoltre creato un progetto speciale solo per lui, per portare il mondo esterno in ospedale, come quando a sorpresa andò a fargli visita il suo grande idolo, Francesco Totti.
“Certo – dice Jamal – spesso mi mancava avere dei compagni, perché qui c’erano molti bambini, ma andavano e venivano. Così il prof Antinori, prima di cominciare la lezione, mi faceva sempre un trucco di magia, mentre le infermiere mi coccolavano e, a volte, mi suggerivano pure”.
Insomma, una storia che fa bene al cuore! Bravi gli infermieri, i volontari, i dottori e i professori che si sono prestati e che ancora si prestano per questa bellissima ed importante iniziativa di portare la scuola dove non c’è! E voi unimamme, immaginavate che esistesse una “scuola in ospedale”?
(fonte: repubblica.it)
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