Care unimamme, a volte ci capita di parlarvi di nascite a dir poco “miracolose” e di eventi assolutamente inspiegabili, la storia di Katy Evans e di suo figlio, il piccolo Leo è una di queste.
Questa giovane mamma in attesa, giunta alla 16° esima settimana di gestazione,nell’agosto dell’anno scorso, all’improvviso ha avvertito un fiotto di liquido scorrerle tra le gambe. Tra il suo stesso stupore e quello della madre, Katy immaginò subito che si fossero rotte le acque e dal momento che una precedente gravidanza si era risolta con un aborto la donna temette per il peggio.
In ospedale le diagnosticarono un travaglio pretermine con rottura della membrana, una condizione che priva il feto del liquido amniotico che lo protegge. Una scansione infatti rivelò che assai poco liquido rimaneva nel suo grembo.
I medici avvertirono la donna e il marito che il loro piccolo non ancora nato aveva meno dell’1% di possibilità di sopravvivere e che se anche così fosse stato c’era un concreto pericolo che nascesse senza arti, senza contare il rischio di infezioni per l’utero della mamma.
Katy è stata quindi ricoverata per 48 ore per essere stabilizzata e imbottita di antibiotici con l’ombra costante dell’aborto imminente. In quella difficile circostanza lei e suo marito hanno preso la decisione di portare avanti la gravidanza se fosse stato loro possibile.
Una scelta simile a quella di Jenna e Dan Haley, una coppia che ha avuto una terribile notizia all’inizio della gravidanza.
“Sono una persona positiva e mi sono rifiutata di terminare la gravidanza o piangere questo bambino prima di sapere cosa stesse accadendo” ha riferito Katy.
Nel frattempo la donna si è iscritta a gruppi su Facebook, ha scambiato mail con altre mamme e si è informata sui giornali scoprendo che esisteva un tasso di sopravvivenza molto più elevato rispetto alle stime ufficiali per la sua condizione.
“Avevo cercato a lungo questa gravidanza. Non volevo rinunciare” ha riferito la donna al Daily Mail che riporta la notizia.
Messa da parte l’idea di terminare la gravidanza, procedura standard degli ospedali nei confronti delle persone nella sua situazione per evitare infezioni, la famiglia si è messa in paziente attesa di sviluppi. La donna è tornata a casa senza farsi però troppe illusioni, consapevole della gravità della sua condizione.
Dopo 2 settimane Katy è tornata in ospedale per un controllo e sembrava che tutto procedesse regolarmente: le acque si erano riformate nel grembo della donna, un caso che i medici hanno ammesso di non aver mai visto prima.
“Quella è stata la prima volta che mi sono permessa di piangere” ha dichiarato la Evans, i medici però l’hanno avvertita che c’erano ancora il pericolo di un aborto spontaneo e di infezioni.
Così Katy è tornata nuovamente a casa sapendo che ogni settimana in più era una piccola pietra miliare. Il suo obiettivo era quello di arrivare almeno a 24 settimane, momento in cui la gravidanza diventa fattibile e il feto viene considerato un bambino a tutti gli effetti.
“Ho scoperto con quanta forza si può combattere per il proprio figlio. Volevo che questo bambino ce la facesse” ha ammesso Katy.
Così la donna, in gennaio, è arrivata alla 34° settimana di gravidanza ed è stato durante una vacanza a Norfolk Broads che le si sono rotte nuovamente le acque.
Il piccolo Leo è nato presso il Norwich University Hospital con 6 settimane di anticipo: il bambino è venuto alla luce in salute e ha trascorso solo 24 ore in una incubatrice. Dopo 5 giorni alla famiglia è stato permesso di tornare a casa.
Ora Leo ha quasi un anno, è un bimbo felice e il suo sviluppo è regolare.
“Ci sentiamo incredibilmente fortunati. Solo un anno fa ero seduta su un lettino con la prospettiva di un aborto” ha detto la Evans. I nonni di Leo chiamano il nipote” bambino del miracolo” e forse un po’ è vero.
Voi unimamme cosa ne pensate di questa storia di amore e speranza?
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