Dopo la storia del bimbo con la Sindrome di Down cacciato da un centro estivo, un’altra ingiustizia stava per perpetrarsi nei confronti di un ragazzino un po’ diverso dagli altri: un alunno autistico del plesso scolastico Di Donato di Roma ha infatti rischiato di perdere l’inaugurazione dell’anno scolastico al Quirinale.
A volte però la solidarietà e il sostegno dei compagni possono molto di più che la disorganizzazione degli adulti. Questo infatti è stato il caso del piccolo Antonio, un bimbo autistico che, in un giorno molto particolare per il suo istituto scolastico, ha visto partire i compagni e altri 3 mila studenti per ascoltare al Quirinale il Presidente della Repubblica Italiana, Giorgio Napolitano, inaugurare l’anno scolastico.
Quel giorno la mamma di Antonio aveva portato a scuola il figlio lasciandolo insieme ai compagni per essere poi avvertita, verso le 9.30, che gli altri sarebbero andati al Quirinale, mentre Antonio sarebbe invece rimasto a scuola perché mancava la sua autorizzazione.
La donna allora si è precipitata a scuola per autorizzare il bimbo, ma lì le hanno detto che mancava anche il nome dell’insegnante di sostegno che avrebbe dovuto accompagnare Antonio.
Nonostante le proteste con la vicepreside sembrava che non ci fosse niente da fare e che Antonio fosse destinato a restare da solo in classe. La madre allora ha avvertito gli altri genitori via Whatsapp e questi hanno cominciato a bombardare la vicepreside di telefonate minacciandola di portare via i ragazzi dall’importante evento.
A questo punto la vicepreside non ha potuto che capitolare e condurre lei stessa il ragazzo all’incontro.
Alla fine della visita il Presidente della Repubblica si è intrattenuto con Antonio per qualche minuto.
Una piccola ricompensa per il disguido e il malessere causato al bambino, come ha commentato la mamma del piccolo: “vedere sfilare i bambini con il cappellino e la maglietta della festa mentre io portavo via Antonio non è stata una bella scena, né per me né per lui. E’ rimasto molto male, anche se non lo dirà mai: ma il suo sguardo parlava per lui”.
L’Istituto frequentato dal bambino è famoso per l’eccellenza con cui riesce a gestire l’integrazione. Lì infatti il 50% degli alunni sono stranieri. Alla luce di ciò la vicenda di Antonio potrebbe essere stata davvero solo un “passo falso”.
Unimamme voi cosa ne pensate di quello che è successo a questo bimbo? Come vi sareste sentite se fosse capitato ai vostri figli? E in questi casi, occorre dirlo: W la tecnologia, che è immediata e che è in questo caso ha aiutato!
(Fonte: La Repubblica)