E’ il risultato degli incontri svolti tra gli assessori della sanità riunitisi a Roma questa settimana per decidere una strategia per porre freno al turismo sanitario sulla fecondazione eterologa.
L’accordo elaborato durante il vertice sarà ovviamente attuato nelle nove regioni che hanno deciso di passare dalle parole ai fatti autorizzando nelle proprie strutture territoriali di praticare l’eterologa.
Ecco in cosa consiste il nuovo meccanismo, confermato dal presidente della Conferenza delle Regioni Sergio Chiamparino.
Dopo le nuove linee guida proposte dal Ministero della Salute per regolarizzare la fecondazione eterologa, questa settimana la Conferenza delle Regioni definisce che la fecondazione eterologa è pratica da considerare tra i LEA, livelli essenziali di assistenza. Si attenda ora che sia l’omologa che l’eterologa vengano inserite nel DPCM e che sia ratificata la decisione.
Questo ulteriore passo riconoscerebbe il diritto alla fecondazione eterologa stabilito con sentenza della Corte Costituzionale n.162/2014.
Costerà tra i 400 e i 600 euro, il costo effettivo dipenderà dal ticket fissato nelle singole Regioni ma farà al momento eccezione la Lombardia, che ha ritenuto di far pagare interamente il costo della fecondazione eterologa fino a quando le prestazioni di procreazione non saranno inserite nei Lea per l’appunto. Per i cittadini lombardi quindi il costo varierà tra i 1500 ed i 4000 euro.
“Vogliamo che il Governo dica subito se inserisce questa prestazione nei Lea” dichiara l’assessore all’Economia della Regione Lombardia ed alle sue parole fanno eco anche quelle di Chiamparino che afferma: “Ci auguriamo che il Governo inserisca l’eterologa nei Livelli essenziali di assistenza che saranno pronti entro la fine dell’anno“.
La scelta è quella di attuare una tariffazione convenzionale per la relativa compensazione della mobilità interregionale, differenziandole per le tre attività di assistenza e ambulatorio che la fecondazione eterologa ricomprende:
Insomma, la notizia davvero importante per le coppie decidono di ricorrere a questa via è che:
Se una coppia deciderà comunque di andare in una delle Regioni o Province Autonome verrà applicata una compensazione per le prestazioni effettuate su pazienti provenienti da altre Regioni o Province Autonome, ed ogni Regione riceverà dalle altre la differenza tra la tariffa convenzionalmente definita e quanto già introitato attraverso i ticket, ad eccezione di quanto già specificato per la Regione Lombardia.
Care Unimamme, credete sia una buona scelta quella messa in atto dagli assessori alla sanità regionali? Pensate che in Italia si stia assistendo ad una maggiore attenzione sul tema?
(fonte: sole24ore)
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